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I racconti Alfonso
La nostalgia delle vecchie cose
I due volumi di cui scriviamo inaugurano una
nuova collana che
Biblioteca dei Leoni
dedica a
Mostroalfonso, personaggio ideato da Romano Garofalo, oggi direttore della
rivista “Italian Comics” e già creatore di fortunati personaggi di strisce
comics quali
Jonny Logan, Slim Norton e il Barone Von Strip, Gangster Story.
Anche Alfonso, piccolo yeti approdato alla civiltà senza alcuna
preparazione, è stato protagonista di fumetti diffusi in Italia e all’estero,
nonché protagonista, nel 1988, della trasmissione televisiva “Slurp”,all’epoca
celebre trasmissione per bambini in onda su Odeon TV.
Oggi, per iniziativa congiunta di autore ed editore, Alfonso diviene
protagonista di una serie di racconti (e, ci auguriamo, altrettanti libri)
rivolti ai più piccoli. Le prime due edizioni si presentano in copertina rigida
(una rossa, l’altra arancione) con una attenzione grafica lodevole. I racconti
sono costellati di tavole che vedono protagonista Alfonso alle prese con gli
oggetti, ne La nostalgia delle vecchie cose, e gli elettrodomestici
“animati” che si ribellano, ne La rivolta dei Mostrodomestici. Al termine
del racconto viene inoltre proposta una comic strip che vede ancora protagonista
il nostro piccolo yeti, questa volta in versione fumetto.
Nei due racconti Alfonso, affidato alle cure di una comprensiva e
saggia vecchietta (da lui chiamata “nonna”) e “educato” da un rigido e razionale
Maestro Dante, è alle prese con il mondo degli oggetti.
Nella “rivolta” Alfonso è preso d’assalto da elettrodomestici di uso
comune che, usati a sproposito ( ad es. la lavatrice scambiata per televisione),
assumono - nella fantasia dello yeti - sembianze inquietanti e si coalizzano a
danno dello sprovveduto yeti.
Nella “nostalgia” lo yeti, in contrasto con il Maestro Dante che ha
buttato un vecchio abito avendone acquistato uno nuovo, partecipa con affetto
alla presenza di vecchi oggetti da lui considerati alla stregua di amici: il
parafango Adamo, la palla da tennis Carlotta, la
cartella Martina etc. .
In entrambi i casi è evidente il valore pedagogico dei
racconti (il rispetto per gli oggetti e il loro corretto uso), che vedono il
nostro yeti alle prese con le difficoltà della vita quotidiana e le
fantasmagorie scaturite dalla propria immaginazione. L’ingenuità dello yeti non
deve tuttavia trarre in inganno. La vena di comicità e nonsense che innerva i
racconti colloca il nostro sventato eroe a metà tra i due poli costituiti dal
Maestro Dante, esempio di razionalità, e la nonna, campione di comprensione e
bontà. Alfonso però non viene mai addomesticato, rimane in qualche modo
“estraneo” agli usi di chi lo circonda, pur accettandone le regole, ricalcando
così le orme dell’idiota letterario che affidandosi senza remore agli altri (in
questo caso anche e soprattutto agli oggetti) può rimanerne sconcertato.
Il paradosso che mette in atto il rapporto del piccolo yeti
con la realtà che lo circonda (spesso caratterizzato da un ricorso
sorprendentemente alternativo ad oggetti e rapporti) è ancor più enfatizzato
nelle comic strips che chiudono entrambi i volumi. Nel linguaggio sintetico e
immediato del fumetto viene infatti messa ancor più in rilievo la stralunata
prospettiva di Alfonso che, inducendo spesso al riso, non può evitare di sedurre
adulti e bambini.
Ci pare, in chiusura, che questa iniziativa editoriale,
collocandosi a metà tra il fumetto e il racconto ed avendo a protagonista un a
figura tanto caratterizzata quanto irresistibile come Mostroalfonso, possa
raccogliere grande consenso e diffusione, potendo occupare a ragion veduta
scaffali di librerie domestiche e scolastiche.
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Recensione |
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