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Il cantare delle mie castella

Nel titolo di questo libro è già evocato lo spirito che ispira l’intera raccolta. Il poeta si fa cantore di un’epoca remota, iscrivendo la propria opera nell’ambito della poesia epica, e, in particolare nella chanson de geste. Non mancano i riferimenti al topos della novella, allegorica o ironica, che immediatamente rimanda al fulgido esempio del Decameron.

E’ già stata messa in evidenza da altri commentatori la perizia metrica di Onano, che in questi testi adotta prevalentemente l’ottonario, metro che ben si presta alla dizione orale tipica del cantastorie, in particolare grazie al ricorso del classico schema di rime alternate ABAB.

Così, nell’artificio linguistico, ci ritroviamo ad attraversare gesta d’armi e d’amore, leggende ed episodi noti e meno noti (o addirittura inventati) rielaborati dall’autore. Tutto un immaginario alimentato da storia e immaginazione che si potrebbe configurare quale pseudo cronaca medievale, se non fosse che il gusto letterario e la capacità mimetica di Onano fa sì che l’espediente si sottragga all’attenzione proprio quando rivela se stesso.

L’autore del basso medioevo non avrebbe, infatti, scritto allo stesso modo, e qui sta l’arte di Onano nell’approcciare questo progetto. Nel presentarci i vari castelli e le vicende che si vogliono consumate al loro interno, l’autore si ritaglia un ruolo da regista che dispone sul set i suoi personaggi ed orchestra, per il nostro diletto, le sceneggiatura più accattivante, avendo ben presente l’immediatezza della lettura che oggi si impone. Di qui una facilità di una lettura che nulla concede alla superficialità. Si passi il paragone con un maestro del cinema nostrano, Mario Monicelli, e in particolare viene alla mente una delle prove più alte del suo ingegno, L’armata Brancaleone.

Con le debite differenze, anche nel caso delle “castella” di Onano il lettore troverà divertimento a condividere le varie narrazioni e si troverà a cantilenare i versi del poeta, come fosse assorbito nel tempo della scrittura. E come nel caso del nobile decaduto proveniente da Norcia, dietro il sorriso del lettore/spettatore una sottile malinconia potrà celarsi, poiché dietro qualsiasi enfasi narrata si nasconde una miseria umana, o quantomeno la pochezza della nostra esistenza, che tanto bene, in forma di allegoria, Onano cela e con altrettanta maestria ci suggerisce tra le righe.

Recensione
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