Servizi
Contatti

Eventi


Lingua madre

E’ davvero complesso offrire una prospettiva attendibile atta ad inquadrare lo sforzo narrativo profuso da Renzo Cremona in “Lingua madre”.

La tenzone che vede contrapposti lingua italiana e dialetto proclama quale unica vincitrice la parola. Sia nel fitto e ampio dialogo intessuto proprio tra lingua e dialetto, sia nei vari brani che occupano la seconda parte del libro, si declina una varietà di trame e tranelli linguistici il cui fine è destrutturare la loro stessa architettura, quasi spinti, e spinto l’autore, a compiere e reiterare un cinico meccanismo di velature e disvelamenti. Alla fine la parola resta sul campo per sottrazione, quasi a significare la sua presenza per mancanza di ulteriori referenti.

La lezione dei letteralismi francesi e americani trova in Cremona un maturo e discreto rappresentante, che nelle circostanze quotidiane del parlato ha modo di scolpire la forma grezza del discorso per far affiorare, a colpi di scalpello, i contorni della “lingua madre”; o forse dovremmo invertire i termini e parlare, per l’appunto, di madre lingua, dal momento che il battibecco tra lingua e dialetto pare una sorta di pretesto utile ad avviare questo esercizio che, non di stile e non vano, né di vanità, assume una valenza esistenziale, se tanto si ha evoluzione e comunicazione quanto si ha linguaggio verbale.

In buona sostanza, l’opera di Cremona può ascriversi alle migliori tradizioni, diffuse in Francia e che conta comunque alcuni fulgidi esempi nella letteratura nostrana, uno su tutti le “Operette morali” di Leopardi, in cui si fondono riflessione filosofica, narrativa e analisi del quotidiano.

Recensione
Literary © 1997-2023 - Issn 1971-9175 - Libraria Padovana Editrice - P.I. IT02493400283 - Privacy - Cookie - Gerenza