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Oltre la parola
Cosa esiste oltre la parola?
Cosa si dipana, cosa si alimenta fuori dal linguaggio, codificato in immagini e
sensazioni che la mente non può esprimere se non in dialogo interiori, in cui
parlano percezioni intraducibili se non in poesia.
Come dice nella sua prefazione
Paolo Ruffilli, “la poesia (n.d.r, di Nina Menegazzi Barcati) materializza le
parti e i modi, la successione e il senso della vita”; interpreta cioè
l’indicibile, misurandosi nella sfida di andare “oltre la parola” dentro la
parola stessa.
“Oltre, il processo del tempo, | la mente che non accetta, | disinganni | su ciò che muta
| senza arresto”:
la consapevolezza di un movimento, uno scorrere inarrestabile, un flusso di
illusioni e “disinganni” rispetto alla apparente persistenza del proprio libero
arbitrio, della propria presunta infallibilità, è il contrasto con cui dialoga
Nina Menegazzi Barcati, che instaura una metafisica del linguaggio, in cui il
dato quotidiano racchiude numerosi significati, ponendosi in quell’oltre che
costituisce il motivo principale dell’opera.
Così nella delicatezza della
metafore si svolge il miracolo dell’esistente, e la contemplazione del paesaggio
naturale è lo sfondo di una condizione da “sospesi ai confini del sogno”,
dove ingannevole è l’illusione | non la vita”.
Nina Menegazzi Barcati compone
poesie in cui si riflettono immaginari fortemente legati ad un rinnovato senso
di attesa, in cui la peregrinazione al confine mobile tra espressione e
sentimento, dove la parola oltrepassa se stessa indagando nuovi e possibili
significati.
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Recensione |
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