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Pensieri a dondolo

Scorrendo le pagine della silloge di Noemi Paolini Giachery rileva un dettaglio che, per la sua ricorrenza, potrebbe assurgere ad una delle chiavi interpretative dei testi. L’autrice, in calce ad ogni poesia, riporta luogo ed ora di ciascuna scrittura.

Siamo al cospetto, quindi, di una poesia dell’immediatezza; non abbozzata, vista la profondità con la quale il verso sonda il proprio campo di indagine, ma non rielaborata, o almeno così pare, nel momento in cui la forza espressiva dell’emozione talvolta sconta alcuni passaggi che potremmo definire “coloriti”, quasi che l’urgenza della penna reclamasse comunque ed a ogni costo l’incisione su carta.

Venendo al cuore della poesia, in un gioco chiasmico potremmo dire “poesia del cuore” quella della Giachery se non intervenisse una distanza, fisica ed affettiva, rispetto all’interlocutore. L’autrice, infatti, ci rende spettatori di un dialogo con un’assenza, variamente declinata, che riveste un ruolo fondamentale nella memoria ma che non viene relativizzata (non siamo in presenza di alcun correlativo) e appare così ancora più struggente.

Tant’è che la faglia viene denunciata chiaramente: “Cominceranno allora giorni uguali / con atti che non ti riguarderanno”, come se il ricordo fosse soltanto, come in effetti è, un problema dei vivi e per i vivi è il verso e la voce che lo celebra (al volume viene allegato tra l’altro un cd con i testi recitati dall’autrice stessa). La Giachery illude tramite una formula ambigua (“morto non significa non vivo”) la nettezza di un confine che tuttavia rimane tra chi scrive e chi viene scritto. Del resto la forza evocativa della poesia si nutre di distanze e con spietata precisione l’autrice rimarca tali distanze nelle occasioni in cui queste si fanno più accentuate, ci rende partecipi di quel momento e dell’eco di quel richiamo che non torna inascoltato se trova lettori disposti a condividere il peso altalenante di una mancanza (“pensieri a dondolo”, appunto).

Rientrano nel profilo diaristico dell’opera uno scambio epistolare-poetico con Alberto Caramella e una lettera di Cesare Viviani: circostanze, queste, che non presentano soluzione di continuità rispetto a un impianto che non risponde ad un’intenzione narrativa, assimilandosi, piuttosto, ad una mappatura.

Recensione
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