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Poesia neogreca
Ad essere rappresentata nell’antologia che qui si recensisce, è una scelta dalla
generazione dei quaranta – cinquantenni poeti greci. Ad accomunare le diverse
voci ospitate (Jorgos Markòpulos, Jorgos Alissànoglu, Chrissùla Anghiranopùlu,
Konstandinos Buras, Ignatios Chuvardàs, Petros Golitsis, Stella Jeorghiadu,
Alèxandros Konstandìnu, Jorgos Lillis, Dimitris Perodaskalakis, Theòdoros Vorias)
è certamente un’orfanità: questi autori sono infatti
privi (o privati) di un’ideologia letteraria, di un solco o di un riferimento
tipico delle correnti letterarie, finanche di un contesto di riconoscimento
della propria dimensione, nell’epoca del romanzo e della rete web e dei mezzi
informatici, laddove gli autori raccolti paiono rifuggire proprio dalle tentazioni della così detta poesia 2.0.
L’assenza di riferimenti comuni, o almeno questo si
presume, fa sì che possano emergere personalità eterogenee e che possa quindi
essere portata a rilievo una pluralità di scritture che siano espressione di una
lingua certamente non troppo frequentata in Italia e di un valore poetico
determinato a prescindere dall’appartenenza a questo o quel “partito”
letterario.
Dovendo tuttavia individuare un’area di prossimità, si potrebbe dire che tutte
le esperienze raccolte vadano ad occupare il campo del lirico, sia
pure nelle diverse accezioni (dall’elegiaco all’intimista, dall’allegorico al
“quotidiano” sino al neorealismo), con una versificazione che sceglie diverse
misure (dal verso breve al verso libero).
E in tutte le voci trapela una volontà
(o una rassegnazione) a rimanere al margine, che sia per elezione o sdegno, che
sia per accettazione di una condizione di clandestinità dello statuto di poeta.
Così, a chiosare, i versi di Konstandinos Buras: “Cosa
ci fanno i poeti al mercato, / fiori che nella segreta
solitudine / fioriscono, / molto lontano dagli sguardi della gente / e vedendoli
gli animali della giungla / si spaventano?”
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Recensione |
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