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Affinità poetiche

Si può approcciare lo studio della Fusco coinvolgendo gli archetipi Junghiani. Così si potrebbe giustificare la somiglianza o identità di versi in poeti differenti e lontani, quasi che esistesse un dna collettivo cui attingere. O ancora si può pensare ad una silenziosa comunicazione tra intelletti, affinità poetiche (mutiamo dal titolo del libro che a sua volta cita il celebre romanzo di Goethe), appunto.

Fatto sta che tra la memoria dell’autrice (critica e poetessa) e i percorsi degli altri autori a lei cari viene a delinearsi una sorta di familiarità. Come sintetizza un aforisma di Zarko Petan, “chi scrive una frase è sempre colpevole di plagio perché, temo, tutto è già stato scritto prima”. Sarebbe però errato considerare tale sentenza un epitaffio, perché l’arte non pertiene alla proprietà di alcuno, ma rimane per tutti un diritto e ciascuno contribuisce alla crescita della cultura.

Seguiamo quindi con molta gratitudine il percorso segnato dalla Fusco, che trasforma una propria appassionata “ossessione”, quella per le affinità poetiche, in un altrettanto stimolante saggio. Il terreno comune è la memoria collettiva del sapere che focalizza un suo più concentrato perimetro delimitato dai ricordi della Fusco, la quale, scavando nella memoria e ricercando negli scaffali, proietta la sua personale rimembranza su uno sfondo di condivisione.

L’elenco degli autori citati nel saggio è quanto mai ampio e variegato, con affondi nell’800 e presenze novecentesche, dai più affermati contemporanei a scoperte inedite. Potremmo citare tutti i 55 gli autori attraversati dall’indagine della Fusco o tutti i 94 autori i cui versi sono in qualche modo richiamati nei testi prescelti. Invitiamo invece il lettore a scoprire di pagina in pagina il fil rouge tirato dalla nostra abile tessitrice.

Il metodo seguito dalla Fusco è disinvoltamente ragionato. Potrebbe sembrare casuale, affidato cioè al susseguirsi delle intuizioni, ma inevitabilmente, al di là dell’ordine anagrafico seguito nell’introduzione a presentazione dei vari autori (per ognuno di essi viene fornita una breve nota bio-bibliografica), la trama invisibile è proprio costituita dalla sensibilità dell’autrice che permea di sé le scelte operate. I versi riportati richiamano, implicitamente o esplicitamente, altri versi e in ciascuna occasione la Fusco raccoglie pazientemente i tasselli di quella che pare, in definitiva, un’opera delle opere. Non soltanto un esercizio forbito, ma un viaggio in un rigoglioso e curato labirinto verde, le cui piante rare e preziose sono accudite da colei che ne conosce ingresso e uscita.

Non deve spaventare, in buona sostanza, la veste filologica di questo saggio, dal momento che è nel segno dell’investigazione, più che dell’interpretazione, lo studio compiuto. La Fusco non cela certamente la propria competenza ed erudizione, ma il lettore avrà il piacere della scoperta ad ogni pagina e davvero si troverà a esplorare le segrete tracce che uniscono alcune delle più belle pagine, al giudizio della Fusco che non possiamo certo smentire, della nostra letteratura.

Recensione
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