S'è fatto tardi
La lirica di Duccio Castelli si
caratterizza per un genuino, schietto dialogo introspettivo, in cui con delicata
nostalgia e profondo amore per la vita trascorrono immagini e sensazioni,
trasportati dall’autore in un limbo ideale, senza tempo.
E’ l’amore in effetti a
rappresentare il leit motiv di questi testi, a condurne insieme
l’essenziale e l’effimero nutriti da scene domestiche raccontate con emozione
“semplice” ma con ricercata parola.
La fede è l’altra faccia di
questo amore, passaggio intimo e insieme universale attraverso cui interpretare
la realtà sotto una nuova luce, sotto un nuovo significato; il misticismo di
Duccio Castelli è però misericordioso e partecipe delle vicende umane, sancendo
il cuore – coacervo di emozioni e passioni – superiore al tempo stesso, quindi
ad ogni fisica precarietà.
L’autore ammette la difficoltà
del vivere, ammette il dolore di ogni perdita, ma rilancia una visione
universale piena di grazia e speranza, in cui l’uomo si ricongiunge con la sua
essenza primaria superando il conflitto quotidiano con la realtà.
“Nel Progetto insito in noi |
il tempo libero per i pensieri non utili | è stato nullo.”: il tempo, ci dice
Duccio Castelli, è la nostra ossessione “inutile”, in un mondo dove comunque
“tutti siamo uno | tutti siam’umo”, e la condivisione di questa affermazione
può concederci una salvezza tangibile, oltre – sempre usando parole del poeta –
una alquanto “sottile decenza di vivere”.
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