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Un soffio dell’anima

Un uomo solo, disteso in terra, giace senza il calore neanche dei suoi ricordi. Questi struggenti versi del poeta Nicola Sciannimmanico ci rivelano una intima e riflessiva poetica che pervade tutta la silloge intitolata “un soffio dell’anima”. Sullo sfondo di una natura dolce e compagna, complice di quelle disperato universo che è insieme individuale e universale, si trova l’autore, sospeso tra realtà e sogno, incanto e disillusione. Il poeta interiorizza il senso del proprio pellegrinaggio terreno, in cui i frammenti del proprio sogno si perdono nella dimensione quotidiana in cui la malinconia non è ristagno sterile di emozioni ma un dolce rifugio incontaminato dell’anima. Nella quieta dolcezza dell’immaginario poetico si alternano momenti di intensa emozione, di contemplazione e di rabbia; tutto però rimane teso a significare il rapporto fondamentale con la propria memoria, culla dell’io e della sua distanza da oggetti e da uomini.

La memoria per Nicola Sciannimmanico è proprio quel soffio dell’anima che permette di concepire attimi di rinascita in cui anche in un mondo buio e affamato l’approdo al sogno consente nuove sensazioni e nuovi miracoli. Come sarà il domani senza il vento della speranza. A questo suo stesso verso, l’autore risponde celebrando con la poesia ogni rintocco appassionato della vita, concedendo l’approdo ad una ulteriore sponda di speranza e amore.

Recensione
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