Laura Pierdicchi
Laura Pierdicchi
sino dagli esordi ha messo in evidenza la capacità di ricorrere alla poesia come
strumento efficace di conoscenza di se stessi, anche adatto a relazionarsi con
il prossimo. Il versante da lei esplorato è sicuramente quello lirico che ha per
oggetto il mondo interiore del poeta e la ricostruzione del reale filtrata
attraverso l'esperienza del vissuto. Ma la sua liricità è tutt'affatto altra
cosa da quella tradizionale, quest'ultima essendo caratterizzata dallo scavo nei
momenti di estasi e/o di scoramento nostalgico derivanti da un'impostazione di
solitario egotismo che abbia come unico interlocutore l'alterego fittizio del
poeta. Al contrario, Pierdicchi si è sempre mossa all'insegna di una poesia di
relazione e di correlazione dei rapporti umani, in grado di mettere in contatto
la propria interiorità con il prossimo suo e di mettere a nudo la dinamica dei
rapporti interpersonali e gli arricchimenti — ovvero le devastazioni — di
fantasia e di sogno che tali rapporti causano come ricadute nell'animo della
poetessa. Gli esempi più noti di questo versante della poesia appartengono alla
tradizione statunitense e si ritrovano nei seguaci della cosiddetta poesia
confessionale che ha avuto come interpreti fra gli altri Silvia Plath e Anne
Sexton. In Italia qualcosa di simile si ritrova in Amalia Rosselli, che è forse
l'unico nome di poeta italiano avvicinabile alle soluzioni di contenuto e di
stile di Laura Pierdicchi, anche per il carattere in comune di grande vitalità e
invenzione del linguaggio poetico adottato. La poesia di Laura Pierdicchi e da
considerare tra gli esiti di attualità più significativi e ricchi di
prospettiva della nostra letteratura.
Giudizi critici
Giorgio Bárberi Squarotti — Mi piace la nuova
impostazione del suo discorso poetico, riflessivo, concettuale: parte da un
evento della stagione, da un'osservazione, da un'emozione, per giungere alla
sentenza, al giudizio, alla confessione dell'anima. La bella struttura del
verso mirabilmente si accorda con idea e visione...
Liana De Luca — Il paesaggio
dell'ultima raccolta di versi di Laura Pierdicchi, Il tempo diviso, è tutto
interiore, determinato però da una realtà che sfuma e si sottrae a ogni
condizionamento. L'autrice peregrina con una forte immaginazione nelle fasi del
suo esistere, sovrapponendole o troncandole, dilatandole o impicciolendole,
fondendo l'essere e il divenire...
Lucio Zinna — La sua poesia –
giocata tra meditazione e sentimento, tra immersione nel reale e proiezione
metafisica, tra dubbio e certezza, nella sensibile percezione del tempo, del
suo fluire e delle sue partizioni – si fa sempre più intensa nelle
significazioni e, per quanto attiene allo stile (al di la dell'immediata
discorsività), sempre più fine, a volte rarefatta...
Giovanni Chiellino — L'invenzione
scritturale di Laura Pierdicchi sale sull'ala della parola poetica per osservare
l'universo umano, il cosmo del nostro perpetuo andare. Lo fa guardando
dall'alto, in superficie e ne coglie la transitorietà, il disfacimento lungo
i sentieri del tempo limitato, in un'ansia di tempo oltre, immobile e infinito:
vive in bilico sul vuoto di un abisso provvisorio...
Pietro Civitareale — D'altra parte il
dettato poetico si è fortemente essenzializzato, pur arricchendosi di figure
retoriche rigorosamente funzionali a se stesso; segno di una maturità raggiunta
e certificata dalla continuità di una "voce" senza cedimenti, convinta della
proprie possibilità espressive e comunicative...
Davide Puccini — Il punto di forza
della sua poesia è l'attenta auscultazione dell'anima, con una trascrizione
fedele dei risultati che ne derivano, ma questo non esclude affatto il mondo
esterno e il rapporto con gli altri; anzi, mi pare che il discorso finisca per
indagare i destini dell'intera umanità in questo nostro tempo cosi degradato...
° ° °
da: A noi che siamo,
1979
Assolo
Fiore di roccia
raro connubio di gentilezza
odio delicatezza
disprezzo mio gigante piccolo uomo
mio niente mio tutto mio esagerato e
traboccante amore
ti leggo come il diario di un adolescente
un notturno la
nostra storia
le note superbe
qualche volta
stonate qualche volta rimpiante
ci hanno ricoperto e noi due assolo di violino
lasciamo il teatro per l'orchestra dei più
uccello rapace ci
faremo il nido al margine del confine
dove l'acqua zampilla acqua dove l'aria
non sa di morte
dove una nuova vita ci sposerà
alla terra unica
madre tradita
ma grava nei tuoi
occhi il peso del dovere
mio gigante piccolo uomo
le catene già ti
stringono le reni mio martirio
io ti seguo pesce
pilota e le tue orme saranno mie
sigillo impresso per tutte le stagioni.
da: Mai più lieve,
1986
Interruzione
C'e coraggio nel
gesto
che entra e spazia
— fuoriesce
e grazia o forza
sprigiona energia.
Nell'insieme
si travolgono toni
di verde
gradazioni di luce —
gioia per l'iride
stanco —
mentre nel fitto silenzio
anche la foglia
che si lascia
cadere
crea un rigo
nell'aria
di note speciali.
Non c'e motivo
di accozzare
parole.
Conviene
abbisciarsi
tra l'odore di
muschio
di resina forte —
conviene lasciarsi
assorbire
prima che il brago ricopra.
C'è coraggio di
idee
sposate ai silenzi
idee in continuo
risorgere.
Ma si intromette —
e salta squassa
un multiplo infinito — torma
piedi su piedi
instancabilmente
piedi
a frammezzare lo
sforzo
il perfetto
accostarsi
per non cambiare.
da: Neumi, 1983
Mercato
Quest'affezione al
riposo — corpo e mente appagati
mi fa sentire sgomenta. Assuefazione
al disteso ultimo
sonno.
Allora via. Oggi
c'è il sole.
Scrollare bene le
spalle la testa le mani.
E' giorno di
mercato.
Gattino che mi
guardi
sperso miagolante
abbandonato
ti guardo.
Così piccolo —
grigio come l'asfalto
ma devo andare.
Commuoversi è perdere.
Oggi c'e il sole.
Ed eccomi numero
di un multiplo
assordante.
Piedi lenti. Sguardi attenti.
Baracconi tendoni banchetti.
Il posto per le
vetture — signori — non c'è.
Qui si cammina si
osserva si compra si scherza
si ride. Qui si ritorna — modesto spazio rubato —
all'antico rito del tempo.
Permettetemi di
sognare per una volta
permettetemi...
con crinolina e
ventaglio passeggiare
in questa bellissima giornata.
da: Dal gesto d'inizio, 1989
* * *
Affinché si elevi il
pensiero affinché
mi giunga pensiero
— affinché leggero
il tempo rifluisca di volta in volta
e si spogli di velo
in velo
danza ipnotica
net lontano mio
corpo vado
m'infiltro e mi
trattengo
purezza ancestrale.
All'improvviso
senza preavviso
prendo il tratto
più corto
e di memoria
pressante
memoria greve
lascio ogni traccia
sono il mio piccolo
corpo
solo il mio piccolo corpo.
Il vestito che
tanto ti piace
quello bianco con i
pupazzi
mi sta un po'
stretto
nel rosso di sole
cocente.
Il pizzo mi rosica la pelle
ma non importa.
Sono felice
della tua grande
mano
nella grande piazza.
Bambola curata di
calle in calle
ponti campi — campi ponti
ogni tanto un
occhio alle vetrine.
Le vetrine di riflesso
da imprimere la
nostra foto.
Questo giorno non te lo dico.
E' tutto mio.
* * *
E' sicuro
che intrecciati
legami hanno fuso
il tuo corpo col
mio nel pianto di luce
sicché tutt'uno
è ancora e per sempre...
E perciò
che passo e ripasso
gli atteggiamenti
le stagioni gli eventi le espressioni
i perché i
proponimenti le ambizioni...
E' certo
la paura di essere
oggetto tra mura
e spazi obbligati
perché doveroso
apparire serena quando il ghiaccio
lungo i lati scivola
silenzioso
a pietrificare il
petto...
E per questo
che tutto
inevitabilmente si perde
in tocchi di verde di rosso di viola
di nero — nel
mosaico del niente
di un giorno di fine e sarà meglio
tacere l'addio e mai
parlare di te.
da: Aria d'altro
colore — Duetti, 1992
* * *
Il freddo è sceso
grado a grado
dai miei capelli al cuore al ventre
e come stoffa scolora al
chiaro
al duro ghiaccio la
mia pelle neve
riveste un corpo senza empiti —
così la speranza ha dirottato
verso una meta molto lontana
lasciando posto all'incertezza
di un futuro senza
ragione.
Eppure anche troppo
mi bruciavo.
Parecchie stagioni
ho camminato alla ricerca di un'espressione che mi offrisse
quale prospettiva la fiducia di una mente affine non speravo quando
un mattino silenziosa si adagio di fianco e mai parola mi
sconvolse tanto come l'intreccio di quel cupo ciglio che sciolse rapido ogni
timore.
Procedendo si
sorprende la vita.
* * *
L'astratto in noi
che smuove
ed è udito olfatto tatto
altri sensi e
percezioni...
il fiato che ci
preme
— pur se leggiadro
soffio —
e rialza dell'arteria il grado
(il sole si accende
sulla pelle
perle di sudore sono rugiada
frutto d'agitazione)...
il tocco che non
s'imprime
né si rappresenta —
si fa presente
in solitudine tanto che paura
blocca l'azione (l'altro in noi
quieto ci sdoppia)...
la voce che si
sente senza suono
eppure forte a volte reboante
e definisce ogni
atteggiamento...
essenza di un
attimo eterno.
da: Momenti diversi,
1999
* * *
sono in questo
caldo rifugio
mentre una civetta mi chiama
e s'infiltra un
brivido nel silenzio
dei piccoli intervalli — anche la luna
oltre il vetro mi
guarda infreddolita —
solo per me dentro
di me a cercare
e contare le briciole del giorno —
dopo le deposito per lasciare
una traccia — un
significato
di questo mio limitato passo
anche se goccia di
diluvio oppure
singolare granello di deserto
* * *
credevo d'essere
quasi speciale
perché urtavo ogni cosa con la mente
e senza toccarla la
penetravo —
mi credevo diversa
per il sogno
costante che sempre mi divideva
fra terra e cielo — col mio
bagaglio
non ero mai sola
e mi muovevo in
buona armonia
nella grande Casa
che mi accoglieva —
ma era solo inganno di giovinezza...
da: Il tempo diviso,
2008
* * *
Il movimento si
dirama in atti
gli atti producono situazioni
dal variabile
equilibrio — diversa percezione
il tutto concatenato da un'invisibile forza
che
vincola gli umori. In punta di piedi
i burattini
sull'invisibile filo
mentre il disegno
in continua evoluzione
realizza innumerevoli forme
dal valore
sconosciuto.
* * *
La scena si delinea
in nitidi profili
sotto un sole rovente — avido
a risucchiare ogni
ombra
a prosciugare ogni
umidore
e senza ombra ogni
cosa rivela
l'essenza statica. L'inanimato
regna indisturbato — tanto
che il pensiero si
arrende
non adempie al suo
corso
non stuzzica
neppure
il soffio del
creare — né immagina
un'improvvisa mutazione.
* * *
Nel nuovo sistema
costituito
la realtà si
condensa in fitto spazio
il disordine coinvolge molti stupori
gli entusiasmi
battono alle tempie.
La coscienza si perde
nella fatica di
svolgere un tragitto
che parallelo assecondi la finzione
o quella parte d'ombra
che trasforma il
sogno — mentre tutto
si concentra in uno stato
di continuo disagio
e il respiro
lieve della terra s'interrompe
quasi in singhiozzo.
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