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Prefazione a
L'ultimo respiro di Cesare
di Rossano Onano
la
Scheda del
libro

Sandro Gros-Pietro
Chi scrive è convinto
che in Rossano Onano vi sia la superba neutralità dell'agiografo, il quale dà
conto al di sopra delle parti di ciò che è avvenuto o che avverrà in futuro,
avvalendosi della vita dei santi per tessere l'affabulazione della storia del
mondo.
Onano, in realtà, non si interessa di santi, ma di poeti e dei loro
affini. Però, il risultato non cambia granché: si rimane ammirati ad ascoltare
la favola di un'altra letteratura, che egli ci dipana e lo fa in modo
tuttaffatto diverso da quello che siamo orientati a ricevere. Infatti, dal
critico letterario ci si attende la consueta collocazione dell'autore e
dell'opera, cioè quell'inserimento sia dell'autore sia del testo, con tanto di
coordinate e di codice, all'interno della tradizionale storia della letteratura,
con precise indicazioni di misura, del tipo: un poco più a sinistra del
realismo; un poco più a sud del simbolismo, più accelerato rispetto al
crepuscolarismo, ma più frenato rispetto all'avanguardismo, con quella tonalità
di verismo che sfuma in orfismo consapevole, e via di seguito, con tante altre
corbellerie simili o formule vuote da posteggiatore professionista o da
bibliotecario ispirato, che parcheggia il nuovo veicolo sapraggiunto in un
angolo di strada ovvero che sacralmente depone il prezioso incunabolo nello
scaffale centrale e lo richiude sotto chiave.
Ebbene, nulla di tutto ciò. Onano
si accosta al libro quasi per caso, fingendo di trovarselo inopinatamente aperto
dinnanzi agli occhi e di averci scorto dentro di primo acchito proprio quelle
frasi, quella confessione mascherata, quell'ammissione sussurrata, che fino
dall'inizio egli aveva capito essere il segreto profondo dell'autore, il segreto
che lo scrittore si trascina appresso come carapace impenetrabile per tutti, ma
non per lui, che vi scorge il sigillo dell'anima della tartaruga proiettata a
fior di pelle in una esibizione di sé che a tutti potrebbe essere accessibile se
solo disponessero di tal fatale e felice colpo d'occhio che, invece, appartiene
solo a lui.
La metafora più opportuna sarebbe quella dell'investigatore di
polizia, per l'esattezza dell'implacabile tenente Colombo, che alla fine della
puntata stringe il colpevole alle corde e lo smaschera. Allora quello, ridotto
ormai allo straccio di sé, sussurra con un filo di voce: “Quando ha capito che
ero io?”. La risposta è illuminata agnizione del vero: “Fino dal primo momento
che ci siamo incontrati”. Non si dispiaccia il lettore della piega un poco
satirica che sta assumendo il discorso, perché va detto che il caricamento
dell'ironia e l'accentuazione antifrastica del discorso sono due componenti
sempre presenti in Onano.
Sostiene Jung che il principio dinamico della fantasia
è il gioco, e poiché la letteratura è quasi unicamente fantasia come una medusa
è quasi unicamente acqua, allora il gioco è il principio dinamico di ogni
scrittura d'artista, come Onano perfettamente sa e come si diletta ad applicare
e a dimostrare nella sua anamnesi critica. Se la chiamiamo anamnesi, anziché
investigazione già ci discostiamo dall'impermeabile sdrucito del tenente Colombo
e ci avviciniamo, con maggiore beneficio, al camice inamidato di Jung, tanto è
vero che è bene non scordare che Onano, fra l'altro, è medico e psicoterapeuta
di professione. Ma l'ironia appena trattenuta si libera di nuovo già nella
formulazione del titolo, Il respiro di Cesare, che l'autore, nelle
pagine interne del libro, ci spiega discendere da tale misterioso H.C. von
Baeyer - di cui lo scrivente non è riuscito a reperire traccia neppure nelle
più attrezzate enciclopedie, le quali cercano di confonderci spacciandoci per
quello il nobel della chimica Whilelm Adolf von Baeyer, scopritore della
sintesi dell'indaco e di altre emendevolissime eccellenza alchemiche, che gli
procurarono quattrini e gloria, tanta sì, ma neppure paragonabile rispetto a
quella del suo quasi omonimo (e latitante alla cultura ufficiale) mister H.C.,
il quale per primo formulò il teorema dell'ultimo respiro di Cesare.
Spirando, Giulio Cesare emise un refolo d'aria polmonare che, calcoli
stechiometrici alla mano, essendosi nei due millenni equamente diffuso per tutto
l'aere dell'azzurro pianeta, oggi ritroviamo nella proporzione di una molecola
per boccata inalata in qualsiasi ambiente terrestre: fossimo nella depressione
caspia o sulla vetta tibetana, la molecola del divino Cesare sempre una è, ad
ogni nostro respiro. Va reso atto ad Onano che poche trovate sono nel contempo
così scientifiche e così irrazionali, così incontestabili e così scombiccherate,
in una parola ci troviamo di fronte ad una iperironia, che anziché mettre in
imbarazzo il saggio ed il filosofo, finisce per divenire un utile strumento di
lavoro, come lo furono i paradossi per i sofisti. Il respiro di cesare –
questa volta lo scriviamo con la minuscola, come fosse l'indicazione di una
panacea o di un decotto, lasciando definitivamente in pace, al loro destino di
corruzione e di risorgenza, le molecole gassose dell'imperatore – è metafora di
verità nascosta, di storia sotterranea, di scaturigine primordiale, di fiato
diffuso o di pneuma, soffio dell'anima che tutti unisce ed accomuna in un solo
cosmico palpito vitale. C'è sempre una soglia mitologica nel ragionamento di
Onano, che è sensibile alle figure simbolo, agli arché, all'organizzazione
dell'esperienza per grandi categorie di orientamento.
L'incontro con gli autori
e le loro opere viene presentato seguendo il meccanismo della diagnosi, cioè del
riconoscimento dell'individuo singolo all'interno di un comportamento
antropologico bene descritto, grazie all'individuazione di alcuni segni ritenuti
caratteristici del metodo comportamentale assunto. Il libro ci offre con garbo
affascinanti chiavi di letture nuove di autori contemporanei già molto noti,
come Giorgio Bàrberi Squarotti, Mariella Bettarini, Liana De Luca, Mariella De
Santis, Maria Grazia Lenisa, Dante Maffia, Gabriella Maleti, Veniero Scarselli.
Altre volte l'interesse dello studioso è attratto da situazioni di sicuro
valore, ma non ancora consolidate né memorizzate nella conoscenza allargata del
pubblico della poesia, come accade per Francesco Mandrino e Carlo Maria Milazzo,
autori per ora riconducibili all'area di intervento e di proposte delineata da
Tracce. Ma vi è sicuramente qualcosa che va molto oltre gli intenti
puramente letterari di proporre una lettura anche psicologica di autori che
posseggono una chiara ed inconfutabile autonomia e consapevolezza poetica.
Infatti, il libro contiene almeno due casi di studio clinico ovvero di lavoro
letterario condotto in stretta coabitazione con la tecnica clinica, e che a suo
tempo hanno trovato accoglienza in una rivista di psichiatria professionale.
Sono lavori che conducono a quella zona di frontiera della scrittura nella quale
si sovrappongono due diversi insiemi sistemici, tra loro distinti: la
letteratura e la psicanalisi.
Corre obbligo evocare il caso storico e mai
risolto, dal quale discendono tutti gli psicologi: Freud, è prima scrittore o
prima scienziato? Ovviamente, non è l'unico caso in cui sorge il dilemma: è
sufficiente pensare a Galileo Galilei per capire che queste aree di
sovrapposizione tra letteratura e scienza sono ricorrenti nella storia della
cultura umana, sia ad Occidente sia ad Oriente. Rossano Onano è un consapevole
ed attrezzato esploratore di queste immense aree di sovrapposizione della
scrittura, in cui interagiscono in competizione fra loro nel testo degli input
totalmente differenti e che afferiscono a due sistemi autonomi e differenziati
di organizzazione della forma, del metodo, del contenuto e del modo di pensare
un testo scritto. Rossano Onano è perfettamente in grado di esercitare tale
specifica ricerca intorno al doppio sistema di scrittura. Anzi, bisogna dare
atto che, negli anni della sua produzione, egli ha maturato un'esperienza e una
specificità che lo pone oggi tra i maggiori e più accreditati esperti italiani
di doppia scittura, da intendere nei termini appena chiariti. E questo
libro, approfondendo ed ampliando il solco tracciato dal precedente, Il pesce
di Ishikawa, ci fornisce uno degli esempi più meditati ed ironici, a livello
saggistico, di incontro e fusione tra letteratura e psichiatria.
Pretesto
H.C. von Baeyer: Se l'ultimo
respiro di Cesare è distribuito tuttora in modo uniforme nell'atmosfera
terrestre e ipotizziamo che il volume dell'atmosfera corrisponde alla capacità
dei nostri polmoni moltiplicata per 10 alla ventiquattresima, allora ad ogni
inspirazione inaliamo una molecola dell'ultimo respiro di Cesare.
La parola è un atto
respiratorio.
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