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Prefazione a
Testimonio eternamente errante
La simbologia biblica nel
primo e nell'ultimo Veniero Scarselli
di Rossano Onano
la
Scheda del
libro
saggistica

Sandro Gros-Pietro
Veniero Scarselli è
stato in vita uno scrittore fra i più attivi e significativi del nostro tempo.
Egli ha saputo distinguersi dagli altri perché ha preso una strada decisamente
contro corrente. Scrisse prevalentemente di Poesia, ma fu anche un uomo di
scienza, insegnò chimica all'Università, fu uno studioso di letteratura e di
psicologia, scrisse saggi, fu pensatore, filosofo e teologo. In poesia combatté
una battaglia quasi impossibile, perché si dichiarò fino dai primi passi a
favore di una poesia dallo sviluppo in poema, progettata per rappresentare i
grandi argomenti e le fondamentali tematiche dell'umanità, come si concepiva nel
passato e come in epoca moderna venne fatto solo dal notissimo Derek Walcott,
Nobel nel 1992. Descrisse la creazione del mondo in chiave metaforica e
teologica, seguendo i criteri aperti alla più ardita immaginazione e
visionarietà, come a cavallo tra il Settecento e l'Ottocento solo William Blake
pensò di fare, poeta che Scarselli prese ad esempio nell'ideazione e nella
raffigurazione in tutti i modi diversi del Dio-Padre-Pantacreatore. Fece della
metafora e della metamorfosi lo strumento continuo della sua creazione poetica,
ancora una volta scegliendosi come modello un poeta inglese del Settecento,
Samuel Taylor Coleridge, di cui curò la fedele versione poetica in italiano
moderno del celebre poemetto metaforico La ballata del vecchio marinaio,
che egli tuttavia ribattezzò La vera storia del vascello fantasma.
Veniero Scarselli fu un autore solitario, quasi un eremita, ma dal suo buon
ritiro di Pratovecchio, in provincia di Arezzo, era in contatto con le menti più
sensibili della Poesia italiana, che tuttavia in modo affettuoso e lapidario,
amava sovente riprendere con accenti bruschi, perché erano tutti sostenitori di
quelle che lui amava definire le poesiole strappa-lacrime dell'intimismo,
dell'autobiografia spicciola, oppure veriste e neorealiste, giocate sul versante
dell'impegno politico, che lui considerava poco più di un esercizio per menti
“diversamente poetiche, affette da balbuzie letteraria”. Lui era per l'alta
poesia, che fosse per lo meno epica, ma preferibilmente teologica, universale,
di scatenata fantasia e immaginazione. Fu un uomo che oltre alla poesia, amò
moltissimo la vita, amò il mare, le figlie, e in modo prediletto sopra ogni
altra cosa o persona amò, senza riserve, sua moglie Gemma, che lui descrisse
nella poesia come un'eroina dei tempi moderni, dotata di super-poteri, e che
ribattezzò Supergemma, esattamente per indicare la gemma che sboccia a
nuova vita in modo ineguagliabile.
Ebbe come corrispondente
prediletto dei suoi sconfinati viaggi poetici un altro testimone e protagonista
di primo piano della poesia italiana innovativa, Rossano Onano, con cui si
relazionò per numerosi lustri, e verso il quale nutrì sempre un'elevata
considerazione e stima sia come intellettuale sia come poeta, nonché saggista e
critico letterario, specie in chiave psicanalitica. Fu quasi sempre Rossano
Onano a fare il critico nei confronti di Scarselli e a fornire delle chiavi di
lettura della di lui produzione poetica. Scarselli, invece, non restituì mai con
altrettanto fervore all'amico scrittore, più giovane di lui, l'attenzione
critica che aveva ricevuto, benché apprezzasse la poesia dello scrittore di
Reggio Emilia: anche da ciò si arguisce il piglio di egocità che contraddistinse
tutta la vita di Scarselli. In questo agile e profondo libretto critico che
Rossano Onano dedica all'amico poeta vengono messe a confronto principalmente la
prima e l'ultima opera di Scarselli, per individuare le linee guida della sua
poeticità, che in realtà fu un autentico “pensiero poetante”, come Scarselli
stesso lo autodefinì, riallacciandosi alla figura leopardiana del poeta-filosofo
per necessità ineludibile di amore verso la conoscenza, ma con una propensione a
riconoscere solo alla filosofia lo spirito superiore della conoscenza, in quanto
la filosofia resta sempre legata al logos e non riesce a mettere al traino anche
il cavallo del thumos, come Platone insegna nel celebre mito del carro nel
Fedro. In queste lucide pagine di analisi vergate da Rossano sull'uomo
Scarselli e sugli intenti psicologici che sommuovono la sua opera, emerge sempre
chiaro il rapporto di affetto tra i due scrittori, non disgiunto da occasioni di
polemica poetica e intellettuale. Si è trattato di una amicizia che ha
funzionato non solo a livello personale, ma le cui occasioni di riflessione e di
indagine culturale sono sempre state e ancora più si apprestano a esserlo in
futuro contributi preziosi allo sviluppo della cultura poetica italiana.
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