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Racconto in versi. Una storia triste, toccante, il dramma di un'anima che va alla ricerca incessante ma vana del padre morto in un incidente aereo prima che lei nascesse, di uno spirito tormentato che si ostina, senza riuscirvi, a voler trovare la "chiave del Mistero", per scoprire la verità, il perché di certi accadimenti. Luogo della ricerca è "Il Lago", palcoscenico della rappresentazione tragica. Perché proprio un lago? Forse perché, come scrive Giuseppe Panella nella Prefazione, «è ben noto come esista un'ampia e rilevante tradizione letteraria che vede nel luogo fisico del lago il simbolo di un evento straordinario che sta per accadere» o che sia accaduto, aggiungo, o perché (è una mia supposizione) l'incidente si sia consumato, verificato in un lago.

Le tredici liriche della silloge sono consequenziali, ma determinanti per la comprensione del tutto sono la prima, "Tempesta sul lago in agosto" (pag. 5), e la decima, "L'Ombra" (pag. 15).

Presago di quanto sta per accadere, il lago reagisce con violenza, «si gonfia, | ondeggia improvviso, | pallido freme, | livido» e con esso, in sintonia, il vento sferza impetuoso le rocce, attraversate da brividi freddi, il cielo piange lacrime amare, la rena, che queste accoglie, si contorce «in rapidi vortici». "Dramma umano e fenomeni atmosferici si sono saldamente fusi" scrive Defelice. Lo sconvolgimento della natura è reazione, disapprovazione, metafora della tragedia. Il lampo che «squarcia violento le nuvole | e s'inabissa nell'onde tumide» e il tuono che «la terra squassa, impaurita dell'impeto della tempesta» si identificano nella battaglia aerea (la tempesta) e nello schianto del padre della poetessa, colpito a morte e forse finito nel lago.

L'esordio colpisce e coinvolge e induce a scoprire, con la poetessa, il significato di un fenomeno della natura che viene osservato con timore più che con interesse, seguito con intensa partecipazione nel suo svolgersi, ma che non si lascia penetrare nel suo mistero: una tempesta sul lago in agosto. Perché in agosto? Perché l'incidente avvenne in questo mese? Perché le tempeste estive sono violente e devastanti? E ancora: perché in piena estate? Metafora, l'ho già scritto, allegoria: si vive tranquilli, felici, paghi ed ecco, improvvisa, inaspettata, insospettata arriva la tragedia che tutto sconvolge e travolge. Trema la terra e con essa l'anima (dall'oggettivo al soggettivo, dall’esterno all'interiore) e una voce intima (l'alter ego della Busca Gernetti) che chiede. «Dimmi chi sei, | tu che bussi alla porta del Mistero!». La risposta è: «Sono una fragile donna... cerco, senza trovarla, una risposta | che illumini il buio profondo, | che squarci la nube del dubbio..., la chiave | che apre la soglia del Mistero».

L'autrice parla a se stessa, si fa inquisitrice e interlocutrice. Nel suo soliloquio senza risposta è condensato il dramma umano, L'eterno dilemma che l'uomo non è mai riuscito a risolvere. Perché succedono certe cose, perché tanti avvenimenti spiacevoli? "Sospesa ad un crine di cavallo", la spada di Damocle pende sulla testa di ognuno di noi e può colpire in qualunque momento. La natura, intanto, imperterrita continua a lanciare i suoi strali:

«Ancora un lampo | squarcia violento le nuvole | e s'inabissa | nell'onde tumide».

Sempre immobile, sempre grigio, il lago continua ad essere sferzato dalla pioggia e dal vento, ad urlare rabbioso, a schiaffeggiare le rive. Tutto colpisce la pioggia, anche il molo del porto e le barche e «il grigio dell’anima | che s'annulla nel lago». Il lago sembrerebbe l'uomo, la pioggia l'accanirsi del fato su di lui.

Si succedono, gli avvenimenti, in ordine cronologico: in estate si ha la tempesta sul lago; continua in autunno; con l'arrivo dell'inverno, sul grigio cupo del lago, appare «un bianco d'ali», un filo di speranza (sono i gabbiani), ma l'avida notte nasconde in sé anche «quel fioco barlume di bianco», si distende sul lago immobile «nella fissità della morte». Sull'acqua del lago appaiono simulacri, sagome scure che somigliano a monaci avvolti nel manto. Argomenti lugubri, sconvolgenti.

Lo spirito lascia il corpo sulla terra, vola, diventa imponderabile, si spinge «oltre le soffici, candide nuvole», torna sull'acqua livida del lago traditore. Perché il lago è traditore? Perché non lascia penetrare il segreto, il Mistero? E arriva la primavera. Per la prima volta il lago appare limpido. Lo spirito continua a vagare nell'etere e ad immergersi «nell'acqua | ondeggiando tra l'alghe»: non riesce a sfondare la porta di ferro nero che «sbarra la strada verso l'Oltre». Ed è nei pressi della soglia imperscrutabile che appare l'Ombra, un'«Ombra vana» che «s'accosta ondeggiante nell'oscura | acqua fonda del lago, s'allontana | quasi il timore la spingesse lungi | dallo spirito livido del lago», ma torna accanto allo spirito triste che s'affretta a parlarle, a porle domande: «Padre, sei tu?». «Figlia mia, son tuo padre... Ora gli abbracci | solo tra fredde ombre». Svanisce, indi, tra le alghe.

Lo spirito senza pace non smette di vagare, di cercare. Scruta tra le canne e vede una veste fiorita, «che un ricordo ridesta doloroso | ma vago, incerto e labile». Cerca esso un corpo, ma nulla ricompare.

È passata l'estate, sono passati l'autunno e l'inverno, è tornata la primavera. Il lago è azzurro, limpido; il sole luminoso; l'aria serena. Sole e lago, luce e serenità. Lo spirito errante nella profondità del lago non gode però di luce e serenità. E se emerge, la luce pare opaca, pare spegnersi.

La ricerca senza tregua dell'anima-spirito, il suo vagare ininterrotto, la sua inutile corsa verso l'Ombra, il suo supplizio di Tantalo rappresentano l'andare infinito dell'uomo alla scoperta dell'Enigma, dell'Oltre della vita, la sua impotenza, la sua ineluttabile resa di fronte al Mistero.
Recensione
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