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La poesia civile di Giovanni Di Lena
C’è un retroterra culturale dietro la poesia del lucano Giovanni Di Lena. C’è
l’eredità letteraria di Sinisgalli, di Pierro, un po’ anche di Carlo Levi, e
soprattutto di Scotellaro, e comunque la sua è una voce autentica e originale.
“Un’arma spuntata” definisce Di Lena la propria poesia e credo con queste parole
voglia definire la poesia in genere. Ma non ci crede fino in fondo se scrive:
«Credo che la poesia non debba solo esternare sentimenti, emozioni, moti del
cuore e dell’animo, ma debba avere anche una funzione sociale» e sostiene che la
poesia debba denunciare «il malcostume imperante della corruzione, i soprusi
perpetrati a danno del popolo, le neoplasie ambientali...».
E
la sua è una poesia eminentemente civile, sociale, di denuncia. Cito dal libro
Il reale e il possibile, del 2011: «La valle – contaminata / da un
sempiterno / idioma politico – / ora perisce.» Ed ecco una dichiarazione di
poetica: «La mia poesia / non gioca con le farfalle / inseguendone il volo; / è
fatta di versi semplici, / senza rime / metafore e preziosismi. / La mia poesia
/ si scioglie nella magia / della parola libera / incondizionata / ed è
franca... / come me!»
C’è un amore rabbioso per la sua terra, evidenziato in questi versi: «Avevo
voglia di scappare / ma sono rimasto / perché t’appartengo, / terra mia. / Le
tue debolezze / gonfiano di rabbia il mio cuore / ma rimango qui / dove ho le
radici. / Riciclando denaro pulito / infanghi la tua dignità / ma rimango qui /
senza più forzare il cervello / a cercare un rifugio oltre Eboli. / Avevo voglia
di scappare / ma sono rimasto qui / e sogno che un giorno / un riflusso di
scrupolo / cancelli la tua ostinata depravazione.»
C’è rabbia e c’è denuncia nella poesia di Di Lena, ma non c’è resa. E così il
poeta può scrivere, in una poesia del più recente libro, 2015, La piega
storta delle idee, intitolata “S”: «‘S’ come sofferenza, / solitudine
e sconfitta. / ‘S’ come sangue, / solidarietà e sorriso. // La sofferenza genera
solitudine e / la solitudine porta alla sconfitta. // Ma dalla sconfitta si può
risorgere, / dalla solitudine si può uscire / e la sofferenza si può lenire. //
La comunione di sangue / ci farà rinascere / e non sarà un vagito / ad
annunciarci / ma il sorriso / di chi ha sconfitto / la solitudine della
sofferenza.»
Il verso di Giovanni Di Lena è sempre chiaro e leggibile, ma le poesie vanno
rilette, anche più volte, per coglierne la profondità e il messaggio.
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Giovanni Di
Lena, Il reale e il possibile,
Archivia, Rotondella 2011, pp. 64, € 10. ISBN 978-88-95110-24-0.
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Giovanni Di
Lena, La piega storta delle
idee, Archivia, Rotondella 2015, pp. 8064, € 12,50. ISBN
978-88-95110-29-5.
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Recensione |
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