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Atelier poesia
Nessun sentimentalismo, ma evanescenza e sospiri della
natura in un paesaggio da favola, dove gli interlocutori sono il lago, il vento,
le canne, contraddistinguono la breve, ma preziosa raccolta della Busca
Gernetti. Gli elementi descritti, quindi, corrispondono a sentimenti dell’animo
e la tempesta sul lago in agosto altro non rappresenta che un turbamento
interiore causato dal riaffiorare alla consapevolezza di una ferita che il
passato ha nascosto ma non ha guarito. L’io poetico, infatti, si sente travolto
dal “Mistero” di vicende che superano l’umana comprensione e generano una
sensazione di inconsistenza: «Sono una fragile donna che vive | nell’ostico,
ferreo mondo | senza trovare una risposta | che illumini il buio profondo, | che
squarci la nube del dubbio». A poco a poco la percezione interiore si trasforma
in angoscia, cui corrispondono le urla rabbiose del vento «che s’infuria» sul
lago; sopraggiunge allora la percezione del vuoto con la conseguente disindentificazione del sé rappresentata dall’avida notte che «rapida rapisce e
nasconde | nelle sue tumide pieghe del manto | anche quel poco barlume di
bianco».
Evanescenza personale, quindi, ma soprattutto evanescenza di una realtà
che in modo impercettibile agisce sull’animo: «Lo scheletro biancastro | allunga
su di me il suo braccio scarno». E proprio questa visione prelude, unitamente ad
una travolgente sensazione di perdita: «Non odo più stormire | le verdi fronde
amiche | di musica frementi | nell’odorato viale». Quell’Oltre, quel Mistero,
che si era affacciato alla coscienza, assume la fisionomia di una persona
precisa: «“Padre, sei tu?” Pare esclamare fioca | l’anima spirito del lago
grigio | […] | Ora gli abbracci | solo tra fredde ombre»; l’anima risponde:
«Sorte amara per te, piccola mia, | e per me, che mi spensi nella morte |
piangendo le mie bimbe abbandonate | senza poter vedere | te, che crescevi
ancora dentro il grembo | della madre piangente». Neppure Sereni, da cui sono
ripresi i temi del lago e del colloquio con i morti, giunge ad un’intensità
affettiva di tale profondità. Ma l’Ombra vaga inconoscibile sull’acqua come il
motivo delle vicende umane: «Ma tutto è Mistero» e «Buio il Mistero». E nella
dolente musicalità del verso dello sfondo mobile dell’acqua la poesia placa, in
un’accettazione trattenuta il ricordo, la ferita non rimarginata, il senso di
un’esistenza non compiuta: «E se dal fondo lo spirito emerge | la luce pare
opaca, pare spegnersi».
26 aprile 2011
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Recensione |
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