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Trama poliziesca al Museo Antropologico

Non necessariamente un giallista l'autore di Delitto al Museo, brillante scrittore dagli interessi molteplici (commediografo, sceneggiatore, critico letterario, ecc.), con all'attivo più di venti romanzi unitamente a racconti e a commedie: Mario T. Barbero, che si cimenta qui con un poliziesco.

Già dalle prime pagine, l'autore rivela le sue tenderize letterarie, ponendo il lettore di fronte alla sua classica espressività, sulla quale aleggia un alone di mistero.

Il volume, di circa trecento pagine, si avvale della specifica conoscenza scientifica dei musei cittadini e dell'importanza annessa in quanto custodi di straordinari reperti di valore internazionale. Questo motivo, oltre alla conoscenza di cui gode lo scrittore, il primo risultato del successo ottenuto a Torino nella divulgazione e nelle vendite, ancora prima della presentazione del libro al Circolo della Stampa (interventi di R. Antonetto, F. Grisoli, E. Rabino Massa).

La trama, non usuale, si dipana tra descrizioni, brevi conversazioni e riflessioni, senza fretta: sensazione che non tocca la brillante sapienza della penna, bensì la misura destinata dall'autore per una non prossima impennata di suspense. Soltanto quando tutti gli elementi muovono verso il crogiuolo finale, il ritmo si fa rapido e la nostra curiosità si appunta.

L'ambiente è equilibratamente suddiviso tra il Dipartimento di Biologia dell'Università di Torino, del quale è privilegiata la sezione del cosiddetto Museo al Buio, predestinato secondo il nome stesso, tra scheletri e teschi di mummie, accessibile, con l'ausilio di una torcia, a studiosi specializzati per ricerche indirizzate ad un fine specifico, in questo caso poliziesco, relative a particolarissimi Dna, dagli esiti impensabili fino a questo momento; i vari uffici della Questura squadra Omicidi; e una modesta e disordinata Tipografia, infine, regno di Nicola Renocci, fantasioso personaggio che, fatalmente, dipanerà l'avvincente trama.

Le donne, tutte attraenti, hanno un ruolo determinante e si prestano, nella regia dell'autore, ad un, ora lieve, ora ardente, rapporto amoroso. Tentativi di coppie fisse per legare tra loro le varie storie individuali che si toccano, un certo momento, in un incandescente scenario.

Lo scrittore, lungo tutto il tragitto, si serve dei vari ruoli per approdare ad una topografia stretta al cuore della città, tra la Questura e piazzale Fusi, con al centro la Cittadella.

Il capitolo sulle gallerie e le fognature del suttosuolo è da considerarsi come un tributo storico più che un aggiuntivo alla trama: una digressione a sé.

La scoperta del primo morto, che non poteva che essere una donna, è seguita da un condensato di particolari al rallentatore. In testa al romanzo il primo morto; verso la fine, il secondo. Omicidio? Suicidio? I ritmi sono disuguali, giustamente. Il secondo, altra donna, ingloba in sé tutto l'intreccio e la somma delle scoperte, non chiarite del tutto. Anche la nostra ansia subisce delle trasformazioni, che non ci impedisce di gustare l'estrema cura della lingua nella classica forma espositiva.

Il volume di Mario T. Barbero è elegantemente curato dai fratelli Fògola di Torino, secondo l'accattivante presentazione tipografica.

Recensione
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