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Notizie da Patmos
Questo libro è insieme: un atto d'amore, altrimenti inespresso verso un padre, un atto di dolore del non detto, una prova d'amore per la scrittura, per la poesia in tutte le possibili declinazioni (chimica, matematica, grammatica, fisica quantistica...) di cui è capace Fabrizio. ...Un dialogo tra un io e un tu raramente capaci di diventare un noi, un noi e un nostro che sono invece tra le voci più ricorrenti all'interno della raccolta, come se fossero proprio le parole a rimanere, per un interno sortilegio, sigillate sulle labbra . È allora la scrittura a farsi verbo (se non carne) come lo stesso Fabrizio scrive in “Vocabolario minimo”: Se scrivo è per non dire, cabotare La poesia diviene così, l'anello di congiunzione, forse unico, tra questi due intatti territori d'oltremare (come lo stesso Fabrizio scrive in “Geografia di confine”), nella dislessia di un noi impronunciato. Colpiscono l'estrema consapevolezza e la lucidità emotiva con le quali Fabrizio tenta di astrarsi da questo dualismo per riuscire a scriverne (non senza dolore: abusivo, ripudiato, riformato sono alcuni degli aggettivi associati all'essere figlio). Non è un caso se gli unici colori nominati all'interno della raccolta sono il bianco e il nero (con l'unica eccezione dell'azzurro), non esistono infatti sfumature di grigio per l'incomunicabilità di questi due mondi. Tante le differenze e le distanze, pochissime le intersezioni se anche nella cura dell'orto minimo... la divisione è il solo nostro spazio (da “Il nostro spazio” a pagina 27) o in “Esercitazioni di Filatelia”: ...Nel cercarsi attento di mani e ciglia / pensarti padre, per un istante solo e ancora in "Comuni divergenze" ....Tu amavi fabbricarti le cartucce / con antica perizia di speziale ....Io invece preferisco la poesia, / la scienza bellicosa del disarmo.... Poesia dunque come terzo lato di una triangolazione scalena in cui l'amore è tanto palpabile quanto incomunicabile, al punto che alcuni testi, estrapolati dalla raccolta, potrebbero parlare non di un amore filiale ma di un amore più genericamente creduto non corrisposto o, più comunemente, non condiviso. Da pagina 85: Non si scrive d'amore, caro Rilke. Tra luce e buio, terra e cielo, io e noi, silenzio e parola (tutti termini molto ricorrenti nella raccolta) si gioca la tensione, verso dopo verso, nel tentare una catarsi e insieme una riparazione, un'algebra poetica, come lo stesso Fabrizio anticipa nell'incipit a pagina 11. Nel lasciare al lettore il profondo piacere del circumnavigare "Notizie da Patmos" aggiungo, infine, che la precisione di linguaggio (quasi come se i versi fossero scritti su carta millimetrata) e le compenetrazioni interdisciplinari con le quali Fabrizio ci accompagna, dall'inizio alla fine di questa raccolta, fanno di questa silloge un solidissimo riferimento per chi si appresti al tentativo di contemperare poesia e mondo scientifico. Un teorema perfettamente dimostrato senza nulla cedere in termini di comprensibilità e di intensità. |
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