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di sabbia e d’arancio canterò

Amore ancora, la vita: anche quando chi ha suscitato in te e tenuto vivo insieme a te l’amore, espanso poi nei figli e in una intera esistenza, nei suoi canali e nelle sue dinamiche, non è più, rapito dalla malattia. E amore anche durante la malattia, la cura, gli occhi a cercarsi, le parole a non debordare inutilmente, le mani a toccarsi, il passato imminente nel proprio sé.

Il sentimento che non muore e il ricordo di chi non c’è più, riattraversati in questa elegante plaquette di Maurizio Rossi, di sabbia e d’arancio canterò (Prefazione di Anna Maria Curci, Cofine 2023), vengono sincopati in tre movimenti musicali (Rapsodia, Meditativo, Adagio, Sinfonia d’amore), sì che ne esce un canto di avvicinamento non effimero del bene spezzato.

Difficile è la poesia d’amore. Può dare il pianto a cuore aperto del suo autore. Può dare del bene perduto una visione edulcorata, perché, si sa, il perduto si contorna di un alone in cui la lontananza gioca scarti o scatti mielosi, quasi avendo dimenticato ciò che, nei pur intensi giorni di desiderio e di affetto, ha subìto oscuramenti e conflittualità, cadute e riprese. Può riversare il senso accorato della vita rapinatrice, che tale in ogni caso è nel sottrarre la creatura amata o una parte sostanziale del proprio essere. Petrarca docet.

Il poeta romano percorre un’altra via. Risale all’amore vissuto con la luminosità di un dono ricevuto e dato: il dono è il momento di una illuminazione in cui convergono un prima e un dopo, un perdono e un ringraziamento, una assenza e una presenza. (Su questi due tempi – assenza e presenza – in levare e in battere richiamo la bella, acuta, versata inoltre sullo stile poetico di Maurizio Rossi, prefazione di Anna Maria Curci). Un dono, slancio e richiesta insieme.

Al senso del dono portano, dunque, i versi di Maurizio Rossi. "I nostri confini", "Attimo", "Insonnia", "Pomeriggio", "Per te" (Anche per questi miei occhi / per farti godere / le meraviglie, / le mie orecchie alquanto distratte / per farti volare / alle voci dei figli; / queste mie mani, per le carezze / i tuoi abbracci di nonna. / Anche per te il mio cuore farfalla / perché tu vi posi / i forse e gli affanni. / Anche per me.): difficile è citare, per una recensione, dalle varie sezioni essendo il sentimento di fondo concatenato in ogni poesia. E, più arduo, estrapolare dall’ultima sezione, le cui sette poesie compongono una compiuta e distesa Sinfonia d’amore: introduzione (ad una vita), prosieguo e cadenza da cui fluisce in clausola il discorso tra le due anime:

Canta, anima mia, / raccontami col suono / nudo di mente e cuore, / racconta la consuetudine / alle carezze, ai baci, alle suadenti / parole del dovere / nei giorni della cura parentale. // Quella radice antica / forse sarebbe stata / diversa pianta, frutti / d’altro sapore / forse soltanto fiori, / profumi e festa. // Canta, anima mia, / non ti confonda la saggezza / in controcanto, gli acuti / del disinganno / i timpani a cadenzare i giorni. ("Recitativo")

Le due anime vivono in sincronia-sintonia. I fiori ("Garofani") verranno curati giornalmente. Il presente si proietta nel futuro: di sabbia e d’arancio canterò tenendoti in me.

Recensione
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