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Grazia Cicchinè
“Tanto rumore tra i sogni”
(3 giugno-8 luglio 2019 - Centro Studi Osvaldo Licini, per iniziativa del Comune
di Monte Vidon Corrado, a cura di Daniela Simoni)
Evocativa fin dal titolo, l’esposizione di Grazia Cicchinè cattura per un
insieme di suggestioni: le forme delle opere, l’assemblaggio di materiali
diversi, gli elementi ricorrenti (filo, nodo, fiori, petali, reticolato), i
titoli - nastro avvolgente o cinghia allentata - che escono dal quadro o segnano
la composizione nel suo corpo interno, in una sintesi che, lasciando spazio ai
sogni, apre ai rumori di un interno-esterno, sviluppa la sensazione di vissuti
memoriali non quietati, suggerisce il legame con l’altro, l’accoglienza della
diversità per un insieme augurabile.
Materia e disegno, geometria e invenzione, quadri di vita e di pensiero, di
fantasie di approdo, di approdi fuggenti nell’immaginazione ma ancorati al
desiderio di un loro reale verificarsi e accadere. Quadri da guardare e
riguardare, se appesi alle pareti, per richiamare il non più, per sognare il non
ancora, per fissare il lampo di un possibile.
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L'ho fatto per te. |
Bellissima mia madre. |
Altarini portatili (“reliquari pagani”, più propriamente Daniela Simoni nella
presentazione estesa alla simbologia anamorfica e all’archetipo dei lavori
femminili, in un pieghevole di raffinata eleganza grafica di Monica Alba Simoni),
per una destinazione da vivificare (L’ho
fatto per te), per un ricordo da tenere in sé e per sé o un omaggio
a ciò che è stato (Era bellissima mia
madre sopra spagnolette, fili, gomitoli di stoffe delicatamente
colorate, dietro la rete del tempo), come il deposito fibrillato (Ti
ho vista piangere) di un dolore irremeabile.
Arte povera, nei materiali usati da Grazia Cicchinè, dell’usuale si nutre e
va oltre puntando al concetto. Va verso il sentire proiettato sulla “denuncia”,
attraverso una sentimentalità che, nell’agire quotidiano, può slittare sul
rincrescimento e sul rimpianto, sulla introiezione di quanto nel quotidiano si
vive o si è spinti a fare proprio, acquisendo o perdendo prossimità affetti
riscontri, ossia i rumori dentro i sogni di ieri e di oggi, rumori che si
vorrebbe far tornare, se caldi, o tacitare se un qualche freddo, oggettivo o
soggettivo, li ha resi taglienti o li gela.
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Ti ho visto piangere. |
Di più. L’intreccio e la commistione, i colori pastellati in prevalenza sulle
diverse sfumature di beige e nocciola, il cerchio dentro il quadrato,
l’esistenza che nessuna rete può tenere indietro o relegare lontana, rilasciano
la sottolineatura di contenimenti, diffusi e giornalieri, nella chiusa società
odierna, di respingimenti (di affini, di popoli e genti), in cui il nostro
scontento non può non solo non emergere ma non muoversi a sdegno per il loro
negativo, “fermando”, nell’arte e nella creatività, la proposta altra, la
necessità, appunto, per Grazia Cicchinè
dei sogni tra tanto
rumore.
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Materiale |
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