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La veglia e il sogno
Se, alla lettura prima, i motivi della poesia di Maurizio Rossi
in questa plaquette sembrano tanti, essi conducono in definitiva a un
centro: alla fune con tanti nodi che è la vita, nodi che sono tali perché
la vita non fugga dalle dita (“Non è velocità non è misura, / la mia vita
è una fune con tanti / nodi, perché non fugga dalle dita.”, Sessanta nodi).
I nodi, cioè gli inciampi e le gioie, il passaggio del testimone da padre (lui,
il poeta, lontano figlio insofferente dell’autorità, ora dichiara: “…più
malinconico è ora farmi da parte / sospeso il suono delle mie domande / e il
senso, dietro voi che andate.”, Eredità) ai figli con la lucida e
dolorosa consapevolezza di un nodo che si infittisce, il sogno anzi i sogni
veri, che di notte rivelano l’incompiuto da portare a compimento, le relazioni
tra simili vincolate o rese libere dall’affetto e dall’amore, il quotidiano
talora refluo talaltra anticipatore.
Nodi, appunto, e gli uni e gli altri e tutto. Ma senza di essi
verrebbe meno l’essenza umana (L’alchimista) perché deprivata di linfa, a
tutto vantaggio della mera illusione che, non compromettendo, impedisce di agire
(Attesa) veglia e sogno in una simbiosi vivificante, la vita stessa:
“Siamo viandanti di meridiane, / e rimane attorno / a noi l’ombra, per
raccontare / lo spazio d’un respiro, / il tratto d’una biro, ciò che diciamo
vita.”, L’ombra).
Dai versi, emerge tuttavia una qual certa sapiente
accettazione, una consonanza tra esistenza e vita, tra tentativi e negazioni di
averle nelle proprie mani e fibre: sottrarre alle Parche (poesia eponima) la
forbice aperta sul filo, evitare di subire perdite di vario tenore e consistenza
anche temporale, conservare il calore di un corpo al proprio fianco, durare nel
ruolo scelto pur con difficoltà (Senza rallentare), imparare l’arte
dell’ironia (“Forse potrai / un giorno diventare / turista di te stesso,
diradare la nebbia.”, Nella nebbia), non puntando sul sarcasmo.
Quarantaquattro
testi, raccolti anche da date lontane, da cui si risale, tramite empiti e
riflessioni, alla veglia subordinata al sonno o al sonno-sogno aperto sulla
veglia: sì che il vissuto appare l’ectoplasma dei due momenti vòlto a figurare
una probabile meno provvisoria entità della vita stessa (Oltre l’Eden).
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Recensione |
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