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Lux renova è una plaquette di
trenta poesie in cui Laura Corraducci (pesarese, poco più che trentenne) in
prima persona getta e tira un filo tra sé e gli altri, alla ricerca di una
relazione che unisca i vissuti o possa dare respiro ad un respiro più ampio,
quello della natura, o anche impalpabile, quello di un Dio presente ma
dimenticato, ignorato, forse disatteso.
I fili paiono scomparire nel
momento stesso del loro delinearsi, coperti dalla consuetudine del silenzio,
inghiottiti dall’indifferenza, non raccolti per non ascolto, dispersi nel riso e
nel chiasso.
Se è possibile, sia l’ironia a spaginare il tutto per poter
«guardare
in faccia la realtà – si legge nella nota della quarta di copertina – senza più
paura, nelle vicende quotidiane, nelle relazioni interpersonali, nell’amore, nei
dubbi e nei punti morti della vita».
Sia la realtà stessa a rideterminarsi. La realtà non dei grandi e terribili
eventi, delle grandi occasioni, dei mondi sovrastanti, ma la realtà di un
intorno a portata di mano, snocciolata in versi brevi fuori della liricità
attinta alla memoria e in tempi verbali del presente o di passati soltanto
narrativi.
Resti, in ogni caso, la consapevolezza della necessità di figurare, comunque
sia, la solitudine dal doppio volto: cercata per ritrovarsi con una voce più
sottile, indotta dalle pareti che a tale voci sono esterne e alte.
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Recensione |
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