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Nel
2004, ho recensito un libro di Mirella Genovese, dal titolo Cartografia.
Oggi, ho recensito un altro suo libro: Ascolto. Le tematiche sono
completamente diverse, per cui anche la formula delle liriche presenti in questo
nuovo volume, ha subito la relativa diversifificazione, perché mentre in
Cartografia si parlava di luoghi geografici e della loro relativa Storia,
qui si tratta di poesie di altro genere che si presentano al lettore.
La poetessa, infatti, ha accentrato tutto il suo interesse su temi religiosi,
instaurando un non facile colloquio con un "sé" più vero, più reale, quale in
realtà è l'anima, specchio segreto dei più intimi pensieri nascosti negli
anfratti più oscuri dell'essere. In un incrociarsi di gguardi furtivi, l'autrice
scruta la sua anima, la valuta, le fa un cenno d'intesa, la coinvolge in un
discorso complesso, perché trattare argomenti che riguardano soprattutto
l'anima, è sempre come fare un salto nel buio, con pochi elementi visibili.
Infatti, c'è forse mistero più grande di quello che nasconde il Cielo?
Ed ecco che la poetessa siciliana Mirella Genovese entra in una strana
atmosfera. spirituale ed inizia, pacatamente, il suo colloquio, fatto
soprattutto di domande. Perché in fondo, il discutere con la propria anima, non
è altro che un chiedere chiarimenti e questi chiarimenti vengono dati lungo lo
svolgersi del discorso, perché in ogni essere umano, oltre l'anima che vive in
una atmosfera astratta, in un'altra parte del corpo risiede un qualcosa di
concreto: la mente, il pensiero, cioè la ragione che sempre vigile a sostenere i
problemi e i processi della vita, spesso si mette in collisione con l'anima che
sta in tutt'altre dimensioni, per cui nascono sempre gli immancabili conflitti.
Ma l'autrice sa ben tenere le redini e conduce con destrezza, mente e
pensieri per le vie già precedentemente scelte dall'anima. Continua così a
parlare ed il suo dire s'identifica con qualcosa di malioso, d'affascinante,
d'irreale, quasi come l'ombra di un sogno. In questo modo, ella sa che l'anima
si materializza, diventa quasi un "personaggio" di primo piano nella sua vita di
essere umano, intellettuale e spirituale contemporaneamente.
Per alcuni attimi tace, non interroga, pensa... Ma l'improvviso silenzio
sembra, chissà perché, un vento che sfiora l'ombra stordente di tanti alberi:
una strana musica.!: Poi, la voce torna a farsisentire e l'anima torna
all'ascolto.
E continua così l'osmosi: l'influenza reciproca, la compenetrazione
scambievole e culturale tra lo spirito e la materie. Ed ecco che come magica
fioritura di rose, sulle pagine bianche si adagiano versi speciali, ricchi di
evocazioni e dí affascinanti armonie. Sboccia così un linguaggio poetico che
giunge come un'eco di situazioni profonde dell'anima che è in ascolto. In
ascolta della voce umaria di una creatura che sa scrivere versi, uno dopo
l'altro, e questi versi prendono corpo da un'infinità d'immagini lontane, ma che
immutate nella loro altera staticità religiosa e mistica, consentono all'anima
non soltanto l'ascolto di una voce, ma la possibilità di parlare lei stessa, con
il suo celestiale linguaggio, con la sua tecnica sapiente e pura, che la
raffinata cultura della mente dà ai versi di Mirella Genovese, versi che sono,
in definitiva, elegante prodotto di un discorso ragionato, così che acquistano
il potere di caricare ogni singolo elemento poetico, di un particolare alone di
suggestione mistica, di sottile e malioso incanto che rende più agevole il
rapporto con Dio.
E tutte le tre parti del libro Ascolto, che sembrano le parti di una
Trilogia allargata, per meglio affermare la positivistica esistenza delle Fede,
della credenze. religiosa, della forze della Preghiera., del divino amore che
concede all'uomo non solo la sofferenza e la morte, ma anche vita, l'amore da
donare e da ricevere, la possibilità di poetare, di scrivere, di convivere con
una fantasia capace di scandagliare negli anfratti dell'anima, entro cui è
possibile ritrovare l'essenza mistica di una religiosità esente da fanatismi e
da false manifestazioni esteriori, che sono solo elementi turbativi di un
sentimento che dovrebbe essere fatto di Verità e di autentica Fede, veri rifugi
di Pace dove l'uomo, anche nella più nera disperazione, può inginocchiarsi
davanti all'altare, spandere incenso e cantare i suoi "Alleluia" al Cielo,
innalzando preghiere all'Essere Misericordioso che sta sopra di noi e
soprattutto, memori dei peccati terreni, chiedere umilmente il Suo Snto perdono,
ricordando che per ogni uomo di buona volontà, esiste un progetto di Dio per
aiutare l'uomo ad uscire da ogni tipo di schiavitù, ideologica e culturale e
migliorando le qualità della vita e i rapporti col prossimo. E nelle liriche di
Mirella Genovese, c'è tutta la sua cattolica personalità di pura e sincera
cristiana, da cui però è esente, la fumosa retorica che di solito, è la.
primaria dote di un abile predicatore che vuole solo far colpo sul pubblico. Per
la poetessa non è così, perché nel suo cuore, c'è l'identità della vera credente
e il desiderio di trasmettere gioia. L'entusiasmante gioia della Fede in un
Cristo vero, vivo e presente, un Cristo non immaginario, non irrangiungibile,
non teorico, non dogmatico, ma un Cristo reale, tangibile, e sperimentabile in
ogni momento. Un Cristo che, malgrado tutto si diffonde, pur tra eventi
contrari, tra crolli, tra guerre di religioni, tra un ateismo sempre più nemico
ed una laicità pesantemente camuffata di perbenismo, di buonismo, di ambigua
solidarietà e quindi ancora pià temibile di qualsiasi .altro male...
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Recensione |
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