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I graffi della luna
Alla sua forbitissima prefazione, Paolo Ruffilli dà un
significativo titolo: Fiume di vita e partitura musicale. In
effetti, leggendo le originali poesie della poetessa e la relativa “nota” di
Paolo Ruffilli, risulta molto evidente l’abilità del prefatore nel mettere in
risalto le molte e personalissime espressioni poetiche dell’autrice, per cui
tutto il suo oculato dire sull’opera della poetessa toscana, viene tutto
racchiuso proprio in questo bellissimo giudizio, perché le sue idee, le sue
espressioni, il suo modo di “raccontare” servendosi di una sua particolare
caratteristica che la diversifica dagli altri, anche nella scelta piacevolmente
sofisticata di fare un uso speciale di mettere insieme le parole, così che
riesce, con esse, a fondere divinamente bene, racconto e poesia.
Personalmente,
fin da quando ho recensito, nel 2009, il suo libro “D’aria e d’acqua
le parole” e nel 2005, l’altro suo libro “Un vestito di niente”, mi
ha colpito questa sua predilezione di mettere insieme immagini che spesso, danno
il senso di una straordinaria impalpabilità intoccabile come può essere – per
esempio – il verso; “Scrivo parole d’aria e di vento”. Ma il verso
successivo, che è legato al primo, lascia il lettore un po’ perplesso perché
ella continua specificando. “sulla pelle mistero di rosso”. Io
intendo bene questo intrecciato gioco di parole, perché riconosco che la mente
di chi scrive (poesia e narrativa) è come un fiume in piena e la fantasia è così
sbrigliata che è sempre in grado di creare cose che possono apparire non
compatibili fra loro … Ma questo può accadere solo se non si conosce l’anima, la
personalità, la complessità dei pensieri di chi scrive … Perché chi riesce a
penetrare in quest’anima e nella complessità complicata e variegata dei pensieri
che risiedono in quella mente, in continuo movimento, come un fiume che corre
verso il mare, non soltanto non si può stupire, ma sa trovare in quelle immagini
la vera realtà, i veri pregi di una mente ricca di idee non monotone, non
scialbe, non comuni.
La poetessa Roberta Degl’Innocenti possiede, questo dono ed
è quindi normale che ella scavi a fondo in questo suo straordinario, interno
mondo! Ella può così esprimere liberamente se stessa, donna sinceramente
romantica, ma contemporaneamente, profondamente “donna” (moltissime sue
espressioni, specialmente riferite alla continua presenza di “turgidi seni”
in quasi tutte le sue poesie, dà l’idea che sia anche “donna eterea”, fatta di
acqua e di vento, vestita con un vestito di niente … ), in realtà, è una “donna
vera”, con “dentro” dosi d’amore autentico, un amore speciale, che alimenta
tutti i canali del suo essere in continuo movimento nella circonferenza di un
cerchio magico, quel cerchio che racchiude la sua intima musicalità, la sua
poesia che è solo sua, proprio per tutte quelle parole che s’incontrano e si
scrutano in un complicato gioco di lodevole fantasia.
E su questa fantasia di Roberta, sono tantissimi gli
apprezzamenti che si possono fare!
Ma io non entro in altri particolari, perché a dare un quadro
chiarissimo della personalità di Roberta l’ha fatto già Paolo Ruffilli nella sua
stupenda preazione. Io, mi limito ad esprimere il mio pensiero che è
assolutamente positivo per il libro “I graffi della luna” che ho appena
finito di leggere e lo è anche per i due libri precedentemente recensiti.
Quest’ultimo volume – forse – mi ha coinvolta di più. Sicuramente perché sono,
della luna, un’autentica adoratrice!
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Recensione |
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