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Eccellenti composizioni poetiche racchiuse
in un libro degno d’esser letto ed ampiamente divulgato: ecco “Miraggi”, di
Pietro Nigro, un poeta che ha una profonda conoscenza di ogni alito d’anima, un
poeta che non usa inutili orpelli d’abbellimento, che non ricorre
all’artificiosità, ma che scrive la sua poesia amalgamandola con una personale e
lirica riflessione, con l’universalità del pensiero e con la bellezza delle
parole. Questa stretta comunanza di pensieri e parole, determina una poesia che
si snoda in una forma sinuosa, con assonanze dolci, cadenzate, pastosamente
musicali e sonore.
Le tematiche spaziano in un vasto cielo,
ma sul fondo più remoto di ogni verso del Nigro, sta annidato l’amore,
soprattutto quello per la sua Sicilia, per questa terra in cui prevale –
malgrado negative realtà di oggi – l’indiscussa potenza di una bellezza naturale
tale – talvolta – da togliere il fiato. In queste poesie, l’ombra delle miserie
umane si perde nei mille rivoli della Storia, ma il sole della Speranza
risplende vivido e non si consuma fra i meandri oscuri che occultano lacrime e
sangue. Esso brilla nel cuore del poeta e nel cuore della sua gente, mentre il
vento di scirocco passa, col suo fiato caldo, tra le antiche mura delle chiese
barocche e lungo vie che, con i loro monumenti e i loro palazzi, regalano agli
occhi immagini di epoche lontane, di dominazione araba e normanna …
Ed in primo piano di questo coinvolgente
“dire” poetico, c’è anche l’anima del poeta Pietro Nigro, un’anima dentro la
quale si ravvisano le molteplicità delle sue emozioni. Così, diventa quasi
udibile il dolore che colpisce la sua sensibilità per l’indifferenza del mondo,
per le delusioni subite, per le immancabili paure del futuro, per le nostalgie
del passato. Ed è udibile anche la voce angosciosa di un Sud trascurato e
trafitto che non vuole più mortificanti silenzi, ma anche vedere mani realmente
tesi in atto di sincera fraternità. Tutto questo esplode in un contesto di
vissute realtà. E con ottima abilità creativa, la poesia di Pietro Nigro assume
un ruolo importante tanto che nel dolore, nella malinconia, nella solitudine
interiore, diventa un vero e proprio appiglio per uscire dal marasma di
quest’universo così scompigliato e sconvolto.
Le poesie contenute in “Miraggi” vagheggiano orizzonti sereni e archi di luce
capaci di creare speranza. Ed anche se questa speranza spesso è un alimento
illusorio dell’uomo, può ben tramutarsi – come certo aspira intensamente il
poeta Nigro – in un punto luminoso, in una luce ferma, in grado di fugare le
tante disperazioni umane. In questo anelito di rinascita, la poesia diventa
simile ad una fiaccola, un lume forse lontano, ma tenero come un volo di rondini
tardive, uno strumento il cui suono dolce può raggiungere il cuore di tutti, per
avere “Confini d’astri” e salvare il pensiero dall’oscurità del tempo, “Per
vivere”, riempiendo la vita anche di fantasie, per evitare che la vita cada nei
“Dimenticatoi del tempo”, come dice – con estrema chiarezza – il poeta Pietro
Nigro, che sa bene come dare certezza all’incorporea e volatile sostanza delle
parole.
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Recensione |
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