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Dare indicazioni critiche e di lettura su quest'ultimo libro di Paolo Ruffilli, per me è sempre un avvenimento che mi mette, immancabilmente, in uno stato di piacevole curiosità ed interesse. Anche perché i suoi libri, di annata in annata, si presentano non solo con tematiche sempre diverse, ma anche con una oculata, alternanza tra Poesia e Narrativa.

Quest'anno, a ritrovarsi sulla ribalta, sono una serie di Racconti circonfusi da un simpatico alone di originalità.

Infatti, i Racconti sono soltanto venti. Ma ho trovato tanto felice la formula di dividerli in quattro parti, come quattro sono le stagioni. Quindi, collocandone cinque per stagione, si è formato un libro di 20 Racconti.. Un contenuto narrativo delicatamente poematico, perché l'anima poetica di Ruffilli viene sempre a galla.

Eccoci ancora una volta, in una mescolanza di storie varie ed incisive per quel loro chiaro tono di autentica realtà (come fossero storie vere vissute personalmente), perché scritte con fine maestrìa, tali da renderle identiche alle migliaia di storie d'amore di uomini e donne che ogni giorno, più o meno con le stesse caratteristiche e con lo stesso svolgimento, nascono e muoiono nell'intero Universo. Storie d'amore che però si diversificano dalle antiche storie di amore romantico e mieloso, ormai troppo fuori moda. Oggi, le storie d'amore, più che da sentimenti profondi, fioriscono da simpatie immediate, da incontri che si tramutano in avventure che possono anche diventare legami duraturi. E così, ecco che aumentano uomini innamorati di donne fuori dall'ambito familiare e donne che cercano altrove un barlume di felicità. Forse in questo nuovo comportamento, non c'è né cattiveria, né disinteresse, ma semplicemente stanchezza, noia, incomprensione per la mancata capacità d'intavolare un sano colloquio... Ma soprattutto, per quella strana e dolorosa solitudine che da parecchi anni, ormai, si è venuta a creare in un numero enorme di famiglie. E lo scrittore Ruffilli, attentissimo a queste strane mutazioni di vita, con questo suo ultimo libro Un'altra vita, non ha fatto altro che dare una speranza a tutti coloro che hanno un cuore ancora ricco di sentimenti e che quindi, hanno ancora la possibilità di "donare" e "ricevere" amore! Perché scrivendo queste storie semplici ma importanti, perché non sono né impossibili e nemmeno romanzesche, ma vicinissime alla realtà attuale, egli ha saputo fare esplodere le sue idee con straordinaria umanità.

Il suo – io ormai lo so – è un flusso che ha dentro di sé quando scrive, vi s'immerge interamente, sempre occupandosi di argomenti che sono giornalmente vissuti dalla gente, sia nel bene che nel male, sempre alla ricerca di qualcosa di nuovo e dove chi legge possa anche riconoscersi e, chissà, trarne anche beneficio!

Per quello che posso dire io, so con certezza che leggere un libro di Ruffilli è per me come annodare la sua anima alla mia, lo stesso come partecipare con lui ad ogni sua "scalata", sia poetica che narrativa, anche se so benissimo che né lui né io avremo mai la sensazione di essere arrivati al traguardo... Chi scrive, sa infatti bene di ritrovarsi sempre in corsa, conscio com'è di attendere di essere proiettato nel futuro...

Scrivere è infatti una passione che ha bisogno di essere alimentata e tutte le nuove situazioni che si stanno verificando e stanno mutando il mondo, sono proprio alimento vitale per le parole, perché chi scrive si nutre, principalmente, di pensieri e di parole!

Pertanto trovo in Un'altra vita come ci dice lo stesso autore nel sottotitolo che il suo è un continuare ad andare in cerca di "un'altra vita".

Ed io ammetto che questo è veramente molto bello e positivo, perché è come fare una promessa a se stessi di non fermarsi mai. Un po' come la vita, in continuo movimento. Ho quindi letto il libro con profondo interesse ed ho assimilato nell'anima il "succo" di ogni singolo racconto. Quindi giudizio più che positivo per tutti, con però una preferenza particolare per "La locanda irlandese", perché vi ho ritrovato tutto l'autentico clima irlandese, tutta l'Irlanda, un riscontro mio autobiografico.

Durante alcuni miei lunghi soggiorni nella Verde Isola, io avevo fatto mio un isolotto dove mi rifugiavo sempre, circondata da un'infinità di gabbiani.

Ho inoltre trovato bellissima l'idea di dedicare un racconto ad un grande della Letteratura, straniera e italiana.

Gli autori, come è facile capire, mi sono tutti noti, m in questo caso la mia particolare preferenza va ai nomi di James Joyce, Marcel Proust, Emily Dickinson, Frank Kafka, Anaïs Nin, Cesare Pavese. Scrivere è meraviglioso, perché sono certa che mentre ciò avviene, l'anima si colora come l'arcobaleno e tende a raggiungere l'infinito sipario frusciante, dove le parole che ancora non sono state carpite, voluttuosamente si nascondono... Ma io so bene che il loro celarsi è effimero e fasullo, perché prima o poi saranno catturate e ancora imprigionate fra le pagine di un nuovo libro

Recensione
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