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La dimensione dell’Anima

Quarta Appendice
L’Anima e il Sogno

Credo sia giusto chiedersi:
Può Sognare l'Anima

e subito dopo, chiedersi ancora:
Che cosa accade in tal Caso?

La risposta alla Prima Domanda, alla luce di tutto quello che si è già detto sull’Anima, è relativamente agevole.

Di certo l’ANIMA sogna.

Aristotele, vissuto 3 secoli e ½ prima di Cristo, considerò molto il discorso dell’ANIMA, nel suo pensiero filosofico. In particolare, scrisse il trattato Περὶ ψυχῆς “sull’anima”, consistente nella introduzione e 3 libri (“De Anima” in latino, a seguito di traduzioni risalenti, probabilmente, ad epoca medioevale). Egli, oltre che basarsi sugli insegnamenti del suo maestro Platone, attingeva molto dai filosofi e scienziati del passato: Esiodo, Democrito, Anassagora, Empedocle, e molto lasciò ai seguaci e agli allievi.

Non è possibile qui andare oltre brevi cenni; mi preme solo sottolineare che aveva una concezione dell’anima che, con terminologia moderna, definiremmo “granulare”, secondo il significato che questo termine ha nella fisica quantistica, perché ravvisava nella forma, il senso dell’anima. Una forma sferica può dare l’idea emblematica dell’anima, il suo contenuto è la materia.

Dico questo solo allo scopo di far toccare con mano, come si suol dire, focalizzare l’attenzione sulla robustezza del concetto di ANIMA, come nasce dal pensiero di antichi maestri, del calibro di quelli che ho sopra menzionato.

Secondo Aristotele, l’anima è presente nell’Uomo, dove si realizza, per così dire, in pieno, fino agli ampi orizzonti della razionalità; negli animali, dove passa, oltre che attraverso le funzioni basilari, in modo particolare, attraverso quella delle percezioni sensibili. Essa è presente anche in quegli animali che continuano a vivere, pur se spezzettati, e questo, secondo Aristotele, vuol dire che essa non viene divisa in parti, ma resta unica perché rimane integra la sua sensibilità nelle varie sezioni.

L’anima è presente anche nelle piante, dove si rivela in modo molto elementare, attraverso le sue funzioni semplici di nutrizione, crescita, riproduzione.

Credo che se, ai tempi di Aristotele, qualcuno avesse detto che una pianta sentiva l’affetto di chi la accudiva, o si sentiva abbandonata, per non essere accudita, l’avrebbero preso per matto.

In pratica, secondo una vecchia semplificazione, l’ANIMA, nell’uomo è tutt’uno con la vita attiva e razionale che egli svolge, nell’animale sogna, nella pianta dorme profondamente.

E’ evidente, quindi, a mio avviso, che, se il mio gattino mi salta sulle gambe dopo molti mesi che non mi ha visto, mi viene naturale chiedermi “chi sa quante volte avrà sognato di farlo”; se il mio cagnolino qualche giorno si sveglia scodinzolando allegro e qualche altro giorno, invece, nervoso, allarmato, posso fondatamente ipotizzare che abbia fatto bei sogni o brutti sogni (quante volte vedendo il ventre del nostro amico domestico accelerare i ritmi della respirazione, o sentendo vagamente digrignare o rantolare, abbiamo pensato “starà sognando”?).

Se vediamo in essi, la passione, il coraggio, o al contrario il terrore, la generosità fino a lanciarsi, addirittura, tra le fiamme per soccorrere una persona cara, o attenderla al ritorno, per sempre, dopo che essa sia improvvisamente morta o se ne sia definitivamente andata, prima dell’incontro (situazioni, molte volte, viste o di cui si è sentito, nella realtà e nella creatività artistica e letteraria); sentimenti, istinti, movimenti dell’anima, ben più ricchi e complessi di un sogno, non possiamo avere più dubbi che le loro ANIME siano capaci e percorrano anche i sentieri dei sogni.

A questo punto, un breve, ma integro circuito logico, ci porta a considerare che, la nostra anima, avendo noi stessi, natura animale, a maggior ragione, direi, transita nei nostri sogni. Essi sono una ulteriore sede dell’anima.

D’altronde, mi piacerebbe tanto leggere, lo dico qui solo per inciso, in un saggio di Etologia, il parere ponderato di uno scienziato, sull’esame comportamentale di un cane che si butta nelle fiamme, o si fa sparare per salvare il suo padrone, e quello di un padrone (magari lo stesso padrone) che abbandona il suo cane (magari quello stesso cane) sull’autostrada, legato al guardrail, come un prigioniero, con un libretto sanitario appeso al collo (scena che su Internet ha fatto il giro del Mondo).

E’ giunto, allora, il momento di chiederci: che cosa accade a seguito di questa episodica e temporanea trasmigrazione dell’Anima?

E’ evidente che qui, molte congetture possono essere fatte.

UBIQUITA’? L’anima è in me e nel sogno contemporaneamente o lascia il mio corpo per poi rientrarvi?

Direi che l’anima non può lasciarmi, o, forse in particolari casi, magari giusto per qualche secondo, troppo poco per la durata di un sogno; a meno di non lasciarmi morire sognando.

Il che, d’altronde, è una eventualità.

Ma… troppo scontato, semplicistico, parlare di ubiquità.

Qui, credo sia necessaria una piccola digressione, prima di riprendere il discorso.

Nel 1948 il grande fisico americano Richard Feynman, si trovò di fronte ai paradossi derivanti dal principio di indeterminazione, l’impossibilità, cioè di misurare, simultaneamente, con precisione, posizione e velocità di una particella (frutto degli studi sull’effetto fotoelettrico, che valsero ad Albert Einstein il premio Nobel nel 1922), quando ciò avvenga in un sistema avente una singola storia ben definita, cioè quello che, intorno a noi, accade o appare accadere tutti i giorni.

In tali condizioni, un oggetto poteva essere, contemporaneamente in due luoghi diversi, o, parte in un luogo e parte in un altro luogo, il che produceva un effetto deprimente e decadente su qualsiasi obiettivo si intendesse raggiungere: un viandante poteva essere per metà partito e per metà ancora fermo sul luogo di partenza, o per metà giunto a destinazione e per metà ancora in viaggio, o partito e arrivato, nello stesso tempo, addirittura arrivato prima di partire, e così via; e parimenti si potrebbe immaginare, per rimanere nell’argomento qui in trattazione, con riferimento all’anima, tra la persona a cui appartiene e il suo sogno.

Per ovviare a questi paradossi, che assillavano la geniale mente di Einstein, Feynman elaborò, tra l’altro, il concetto di somma delle storie.

Se un sistema non ha una singola storia nello spazio-tempo, ma ogni possibile storia, le particelle che ne fanno parte possono prendere qualsiasi traiettoria, come una goccia di inchiostro che cade su un foglio; il che permette ad una particella che si trovi in un punto A di passare attraverso il punto B, con un calcolo probabilistico tanto più alto, quanto più alta è la somma delle traiettorie in tale direzione.

Non vado oltre su questo percorso, non avendo nelle gambe, e non essendo la descrizione o la soluzione di un teorema di fisica, lo scopo di questo scritto.

Mi limiterò a dire che, se così è, nessuna traiettoria ha più, o meno, valore di un’altra, più o meno attendibilità, o utilità, riconoscibilità, o legittimità; tutte le storie sono effettive, contestuali, reali, come passate, future, presenti o inesistenti.

La somma di tutte le storie non è differente da ciascuna storia, o una certa quantità di storie, così come la velocità della luce non differisce a seconda della velocità di chi la osserva.

L’Universo ha ogni possibile storia ed è in ogni possibile storia.

Ora, se applichiamo tutto ciò al nostro discorso sull’Anima, riprendendolo dall’interruzione di cui sopra, vengono in evidenza svariate domande, alcune delle quali sintetizzerò, a scopo meramente esemplificativo, non essendo possibile andare oltre in una breve esposizione, ognuna delle quali è una storia in sé, o più storie in sé, ed anche un frammento, una particella o un loop di storie o di parti di esse, in un’altra storia, o in altre storie.

A nessuna di esse vi è risposta, ne può rispondersi, nella contestuale presenza delle altre, il che le configura come traiettorie nello spazio-tempo, con più o meno alto indice di probabilità che una particella passi dal punto A al punto B, e cioè che, in definitiva, vi sia una risposta, a seconda del valore più o meno alto della somma delle traiettorie, in tal senso.

In sintesi tutte le domande che qui propongo, ed altre, eventualmente formulabili, sono possibilità aventi analogo valore; tutte sullo stesso piano di adeguate risposte, che, però, proprio per questo, e per quanto sopra detto, almeno allo stato attuale delle umane conoscenze e sensibilità, di metis e tesis presenti sia nella Religione, che nella Scienza, e nello iato, nell’interregno tra Religione e Scienza, non ci sono e non possono esserci.

Ed ecco alcuni esempi:

Che cosa si può dire se lo stesso sogno riguarda anche altre anime? Quelle anime sono solo frutto della fantasia? Ma, in tal caso, sempre, o in alcuni casi, c’è davvero un incontro con l’altra anima che, quindi, in ipotesi sta facendo lo stesso sogno? Salvo poi dimenticarlo; ma sempre?

E la nostra anima, come le altre anime, potrebbe anche essere in un altro ulteriore sogno o altri sogni, magari, concettualmente in conflitto con il primo e tra loro.

Questo potrebbe essere alla radice dell’agitazione nel sonno? Forse sì.

Mettiamo un sogno sentimentale o erotico, o più sogni intrecciati tra loro; quale è l’oggetto di essi, o quali? Potrebbero variamente derivare dalla fantasia, o dalla realtà del mondo immaginario; e chi potrebbe, in ipotesi, ricordare qualcosa? E che cosa? Quale o quali delle varie storie?

Non un’unica narrazione ma tutte le possibili narrazioni, anche di altre anime.

“Tutte le possibili storie?” Fantasmi?

Sembrerebbe che ognuno non possa che essere se stesso nel suo sogno, o nei suoi sogni. Tutti possono convenire che se non sai guidare, non sognerai mai di essere alla guida di un camion, una formula 1, e neanche un’utilitaria, o potrebbe, forse trattarsi di un incubo, una cattiveria che tu stesso ti infliggi, o un'altra anima; ugualmente, se sai che non ce la puoi fare a scavalcare un ostacolo fisico o mentale nella tua vita, così non ce la farai mai nel sogno, anche se, al risveglio ti meraviglierai o te ne pentirai, oppure gioirai per essere uscito dall'incubo; e così via.

Posso credere che il sogno sia come un domino, sotto il quale si possano nascondere mille diversi modi di essere o sfaccettature della mia anima, senza che nessuno se ne accorga, e così partecipare ad una festa o ad una rapina?

Oppure no; il sogno non può tradire, come il pensiero.

Magari ero un altro, nel sogno, o un’altra; la mia anima poteva essersi incarnata in un animale o una pianta, o fluttuare libera, per poi dimenticare tutto al risveglio.

Parlavo con un tale nel sogno, forse con me stesso; ma quel tale, o l’interlocutore me stesso, parlava con me, o si trattava solo della mia immaginazione?

E se il sogno si interrompe all’improvviso, che cosa accade dell’altro, o del sogno dell’altro o degli altri?

Se non rimane nulla nel ricordo, è perché si è trattato solo di un oggetto immaginario? O perché la nostra anima ha partecipato a tutte le storie, per essa possibili nella situazione considerata (certo, se non conosci affatto una persona e non esiste alcuna effettiva eventualità o interesse in proposito, e altrettanto vale per lei, non ci potrai mai fare all’amore o chiacchierare, nell’arco di tempo che si prende in esame, neanche nel sogno), quelle più belle e quelle più orribili e angosciose, e proprio per questo le ha rimosse, annullate tutte? Comprese quelle gradevoli, perché non più “vere”?

Ed infine, le osservazioni relative all’anima, per come essa si presenta e si trasforma, e al sogno; alla presenza dell’anima nel sogno, che si configurano quasi come le osservazioni di una particella anche infinitesimale, sotto il microscopio in un laboratorio, possono o non possono estendersi ad altri casi, altre situazioni, fuori dal laboratorio? La vita, il presente, il futuro, il passato, i sentimenti, i desideri e così via?

Quali risposte potrebbero essere date a queste ed altre domande, nella condizione di contemporaneità descritta, se non quelle degli Oracoli e dei Profeti?

"O un re spartano morirà o Sparta cadrà"? “Ibis et redibis non morieris in bello”?

Come si vede, da tutto l’excursus sull’ANIMA, svolto, viene fuori in modo chiaro e palese che sono, di gran lunga, più le domande senza risposta che quelle con le risposte.

Dagli scritti di Stephen Hawking apprendiamo che possono esistere nell’Universo, particelle che noi riteniamo appartenenti alla nostra sfera di potenziale conoscenza, ma che non abbiamo finora scoperto, probabilmente residui delle primissime fasi dell’esistenza dell’Universo (“Buchi neri e Universi neonati” Rizzoli, pg.177).

Potrebbero, forse, essere le ANIME che, libere, vagano nel tempo immaginario?

E qui mi fermo.

Non posso andare oltre i libri di Hawking.

Ma l’ANIMA esiste e non è poca cosa, né è solo limitata alla vita dell’uomo, né l’uomo può ucciderla.

Io stesso gioisco al pensiero che, presto o tardi, anche la mia anima sarà, inevitabilmente libera dal mio corpo, e avrà una enigmatica collocazione nello spazio aperto, nel Χάος dell’Universo, nell’entropia universale, forse, dove, nell’intreccio tra il tempo termico e il tempo immaginario, le anime si riconoscono e ricordano tutto nel loro mondo.

Quale sarà il seguito è inimmaginabile; potrei reincarnarmi in una lucciola, per la durata della sua breve vita, un omaggio e un riconoscimento a Pier Paolo Pasolini, o, al contrario, in un elefante, per la sua lunga vita, e ricca di ricordi, sempre che un bracconiere non dia più peso alla ricchezza dell’avorio, magari in un’esile pianticella di ulivo, che si avvii placida, lungo un percorso ultracentenario, un’inezia, rispetto ai miliardi di anni che ha ancora il Sole da risplendere, sia che girerà intono ad esso un Pianeta di Vita, come preferiremmo, o di Morte, come il fascino e il romanticismo della distruzione, sembrerebbero indicare, per il dono dei frutti e l’umana ammirazione, almeno fin quando qualcuno per ignoranza, ometta di dare acqua, o qualche occasionale interprete di altre storie, non intervenga per uccidere deliberatamente.

Preferirei nascere per diventare qualcuno, uomo, donna, o altro che sia, in grado di poter vivere la propria vita tanto da essere abbastanza soddisfatto del modo in cui essa si svolga, e morire, infine, salvo imprevedibili o sottovalutati intoppi, magari anche addentrandosi nella vecchiaia, ma senza esagerare, su una spiaggia, avendo di fronte il mare, piuttosto che davanti ad un computer, in ufficio, ma non posso scegliere. Qualche altro possibile seguito, magari orribile, insopportabile? Ma perché uno, o alcuni, piuttosto che altri o un altro? Tutti i possibili seguiti? Secondo quali traiettorie? E perché?

Se dico “gioisco” è perché, in quello che sento, nell’attuale stato ideale, o per come, in buona fede, ritengo conformata la mia anima, sulla scorta del pensiero di Aristotele, io immagino per me, e desidero di poter essere di aiuto per qualcosa o per qualcuno che amo, nel modo incontrollabile, inarrestabile, imperscrutabile, delle ANIME; in ipotesi, eventualmente in alleanza o in contrasto con altre Anime, ma senza che debba più farmi carico dell’essere una persona fisica; senza tenere più conto, cioè, dei vincoli, le regole, le convenzioni, gli obblighi e i divieti, che sono connaturali alla condizione umana, come avviene nella vita reale di tutti i giorni, dove pure, indubbiamente, in linea generale, si cerca di aiutare chi ci sta a cuore, o dare una mano per qualche giusta causa; ognuno, ovviamente, secondo il proprio parere.

Sono piuttosto convinto di questo, nonostante varie, diffuse e gravi eccezioni che si vedono in giro, alcune ben note, perché credo che la natura umana, sia intrinsecamente buona, anche nel senso etico, quale da noi, relativamente, inteso, come dalla natura di tutte le cose, alla quale noi del genere umano apparteniamo, si evidenzia.

Credo proprio che, al di là di tutti i dilemmi, i dubbi, le mancate risposte, le perplessità rappresentate, o che ancora potrebbero ravvisarsi; nel mondo delle Anime, non avrò alcuna riserva, alcuno scrupolo, alcuna esitazione o impedimento nell’ascoltare l’anima mia in sé, nonché la raccomandazione, la richiesta, la proposta, la sollecitazione verso qualcuno, perché così desidero, o qualcosa che a parer mio, sia buona e giusta.

E almeno questo rimane.

Materiale
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