|
Nola su "Corriere del Mezzogiorno"Nola 11 Settembre 2023 Ho letto con molta attenzione e molta partecipazione i due articoli apparsi sul Corriere del Mezzogiorno, l'8 settembre u.s., sui tragici ed eroici eventi del 1943, di cui ricorre, quest'anno l'80° anniversario, con riferimento, rispettivamente a Napoli, tra la fine di settembre e l'inizio di ottobre, le ormai famosissime "4 giornate di Napoli", e a Nola, dall'11 settembre, che possiamo convenzionalmente e generalmente menzionare come "i fatti di Nola del'43", dopo molti anni di oblio, interrotti solo grazie allo sdegno del soldato Ugo Tebaldini, presente tra i militari, il triste giorno della rappresaglia tedesca oggi ben nota, e l'associazione nolana "Amici del marciapiede" che, per prima ha promosso e organizzato l'11 settembre 1997, una straordinaria manifestazione-ricordo a Nola, alla quale parteciparono tutti i familiari delle vittime. Devo, innanzitutto, complimentarmi con le autrici degli articoli, Gabriella Gribaudi e Rosa Carillo Ambrosio per la schiettezza e originalità comunicativa che, a tanti anni di distanza, stentava ancora ad affermarsi, e la lucidità di ricostruzione storica improntata a verità e anticonformismo. Non posso nascondere un certo rammarico perché l'armistizio di Cassibile, o meglio, "la resa incondizionata agli Anglo.Americani", come ha efficacemente detto il prof. Giovanni Cerchia, l'8 settembre scorso, al Museo Archeologico di Nola, in occasione della presentazione del libro di Carmine Piscitelli, organizzata dal Comune di Nola, dall'associazione Infiniti Mondi e dall'ANPI, su ciò che accadde dopo l'8 settembre '43, allorché "l'Italia cessò di esistere", è una parte di Storia dell'Italia, non semplicemente di una sola Regione, o una Provincia di essa; quindi lo spazio mediatico riferibile andava individuato nel giornale nazionale, non nell'inserto locale, indipendentemente da qualsiasi valutazione si voglia dare della decisione presa dal Governo Badoglio, delle sue motivazioni, delle modalità di attuazione ecc. L'informazioneha qui sofferto, a mio avviso, di claustrofobia e provincialismo. Ampio riscatto essa ha trovato, almeno per coloro che hanno potuto leggere gli articoli, nella qualità degli stessi. L'articolo di Gabriella Gribaudi su Napoli mi ha subito colpito nella prima parte, dove sottolinea come, sostanzialmente la storia di Napoli che va dal 1943 al 1945 è identificata, nella pubblicistica come quella di una "tammurriata nera" aut similia, mentre "le famose 4 giornate, vi appaiono come un fatto avulso dalla storia diviso fra retorica e negazione". Questa è una affermazione ineccepibile e sacrosanta. La realtà era ben diversa e qui viene fuori: c'erano i devastanti bombardamenti degli Alleati, per i motivi esposti, continuati anche dopo la resa, sia pure in modo più subdolo e celato, per tagliare i ponti ad eventuali inversioni di direzione dei Tedeschi, durante la ritirata, senza tenere conto delle "vittime collaterali" italiane, comuni cittadini, in astratto, ormai amici (come molte fonti e testimonianze confermano). C'era in prosieguo, il contrasto con l'oppressione tedesca (lasciando perdere qui le gravi responsabilità delle Autorità civili e militari italiane), quindi la ribellione culminata nelle 4 giornate di Napoli. Per dirla a chiare lettere i Napoletaninun ci 'a facevano propriocchjù. Se in varie città nelle contrade e nei paesi, si fosse ripetuto l'esempio di Napoli, sarebbe stata tutta un'altra storia, come si dirà. Qui in un certo senso, c'è un collegamento tra questo articolo e l'altro al quale ho fatto cenno. Circa i "fatti di Nola", di cui si occupa, nel suo articolo, Rosa Carillo, per quanto mi consta personalmente, è la prima volta che leggo una riflessione come quella che segue: Circa 80 ufficiali e 700 soldati "vennero banalmente disarmati e undici sfortunati fucilati. Perché il tutto avvenne con tanta facilità? Perché non si oppose resistenza?Per la confusione che regnava sovrana con l'avvento di Badoglio, o perché qualcuno,in malafede,li invitò a fidarsi? Dopo 80 anni, le famiglie delle vittime,la comunità di Nola e quella italiana, ancora non conoscono la verità. L'eccidio di Nola è una ferita ancora aperta." Quello che si adombra circa le responsabilità di vertice, italiane, dovute ad opportunismo,codardia, o forse, almeno in parte, solo ad errori dovuti alla difficoltà operativa e psicologica da parte dei militari, di identificare in coloro che fino al giorno prima o a qualche ora prima erano camerati, il nemico, è di estrema gravità e, al tempo stesso, estremamente difficile da interpretare e valutare in ogni specifico suo aspetto; sarebbe, in ogni caso, un inaccettabile errore affermare che furono almeno limitate le vittime, ravvisando in questo, un "lato positivo", giacché, come è evidente, in caso di combattimento tra le parti contrapposte sarebbero stati molto di più i morti e feriti (distribuiti, in questo caso, tra le due fazioni nemiche). E proprio qui vedo il collegamento tra l'articolo su Napoli che mette sotto gli occhi del riflettore come in 4 giorni, un'intera popolazione, con coraggio e legittima rabbia, pur con consistenti perdite, anche di donne e bambini, a loro volta in armi, ha sbaragliato un esercito occupante; e l'articolo su Nola che, viceversa, sottolinea come l'arrendevolezza, la mancanza di chiara risposta, ha consentito non solo ai Tedeschi di fare il bello e cattivo tempo, salvo il sacrificio di alcuni "ribelli", ma anche di portare all'attivo il risultato dell'operazione,che hanno poi ripetuto molte altre volte, con inaudito spargimento di sangue; tanto che, se ce ne fosse bisogno, basterebbe l'obbrobriosa brutalità e disumanità dei comportamenti violenti e arroganti e delle direttive di "acquisire schiavi", "fare terra bruciata" ecc. dell'esercito Nazista, a delineare la continuità della nostra Storia Patria, nell'epoca considerata. Come è venuto fuori anche all'incontro per la presentazione del libro al Museo Archeologico e in occasione della cerimonia per la collocazione delle pietre d'inciampo al monumento ai caduti (Gen. Carmine Sepe, Gen. Roberto Nardone ecc.) se ci fossero state reazioni comportanti, certo, bagni di sangue (probabilmente) maggiori, ma rivelatrici anche di determinazione e convinzione, senza tentennamenti e timori, la guerra sarebbe durata, a quanto pare con un certo margine di certezza, molto meno; probabilmente8/9 mesi meno. Allora quante vite sarebbero state risparmiate? Nell'ipotesi considerata molte di più di quelle perdute in conseguenza di una strenua resistenza, Ancora una volta si vede come la Storia non ha scorciatoie. Come è stato detto, e ho sopra ricordato, l'8 settembre 1943 "l'Italia cessò di esistere", ma non cessarono di esistere gli Italiani, sia pure stremati, disorientati, frastornati dal caos. L'intera nazione, per quanto spaccata in due e dilaniata dalla guerra civile, dalle contraddizioni e dagli odi anche personali, riuscì a riprendersi, e più o meno in un anno e 1/2 (tempo che, alla luce di quanto sopra osservato, avrebbe potuto accorciarsi) riuscì a ricostituire il Paese, la sua dignità e la sua civiltà, pur con tutti gli strascichi, le zone d'ombra ecc. attraverso la lotta armata, la resistenza civile, la resistenza ideale, e la partecipazione di tutti i cittadini dotati di coscienza e buona volontà. Va rivolto un ringraziamento di vero cuore alla direzione e alla redazione tutta del Corriere del Mezzogiorno, per non aver lasciato perdere ma aver contribuito a portare all'attenzione di tutti, l'importanza del periodo storico in esame per quello che significa anche con riferimento ai nostri giorni. Concludo con l’auspicio e l’invito che non vada disperso lo spirito della ricerca storica e del suo valore anche con riferimento agli avvenimenti dei nostri giorni, che, proprio da Nola, in occasione dell’80° anniversario dei noti fatti, ha avuto nuovo e poderoso impulso.
Figlio del tenente Alberto Pesce fucilato e accolto dall'abbraccio della morte, insieme ad altr inove commilitoni a Nola, l'11 settembre 1943. Forio 20 settembre 2023 |
|
|