Scampia Oggi
Interviste volanti tra la gente
Napoli 27 Aprile 2023
albertoliguoro@gmail.com
Oggi 25 Aprile 2023, per fare qualcosa di diverso, dato che il giorno della
Libertà è la festa di tutti gli Italiani, da Scampía a Treviso, da Bagheria a
Cinisello Balsamo, senza distinzioni, ho pensato di recarmi a Scampía, il
quartiere più chiacchierato e meno gettonato di Napoli, per sentir parlare le
persone per strada e così, farmi un’idea e rendere l’idea su una realtà diversa
dai "soliti" quartieri più conosciuti e frequentati: Posillipo, Marechiaro,
Mergellina, San Martino, via Toledo, Chiaia e così via.
Siamo seduti a un bar. Prendo appunti su un taccuino.
Ecco il mio resoconto:
D: Si vedono tante brave persone in giro, allora che cosa è questa storia di
Scampìa territorio di violenza, di delinquenza ecc.?
R (Giovanni): Su 100mila abitanti, se ci sono 100 delinquenti, loro
determinano la fama del posto, e così è successo a Scampìa; ma le persone per
bene sono il 99% degli abitanti; come me che faccio l’operaio da quando avevo 15
anni, e mo’ a 60 anni, sono in pensione. Una volta, mentre ritornavo molto tardi
a casa, di notte, da un viaggio in macchina, sono stato fermato dalla polizia e
il controllo è stato molto più accurato del solito; non avevo niente da
nascondere, ma ho chiesto "perché?"; un agente mi ha risposto: "perché dai
documenti si vede che siete di Scampìa".
Qua si sta più sicuri che a Posillipo, o al Vomero, se non fosse per quelle
poche persone, non ci sarebbe neanche la cattiva nomea.
Poi s’è creato uno stereotipo su questo quartiere, e pure alle Assicurazioni
fa comodo.
D: Che cosa manca a Scampia? Che cosa, secondo voi, è importante e a Scampìa
non c’è?
R (Vincenzo ed altri): Lo Stato non è presente; non si dà nessuna attenzione
alle persone perbene. Non vengono valorizzate; fanno più scena i malamenti.
Scampìa serve ai politici per mettersi in mostra, per fare carriera; è una
gallina dalle uova d’oro.
Molti esagerano; ci vorrebbe più attenzione per i problemi e una volontà vera
di risolverli.
Molte cose sono sbagliate e si fanno solo pe’ fa’ i business; "Gomorra", per
esempio, (la serie televisiva
n.d.r.) è stata la rovina di Scampìa. Molte cose che si dicevano o si
facevano vedere erano assurde, false e deformate. Hanno messo un marchio su
Scampìa, che qua so’ tutti camorristi, e l’hanno diffuso da tutte le parti; e
così hanno fatto soldi a palate; ma non è giusto.
D: Che differenza c’è tra abitare a Scampìa e abitare in un altro posto di
Napoli, per esempio la Riviera di Chiaia, la Ferrovia,
Toledo ecc.? E, se c’è, perché?
R (Giovanni, Gennaro, ecc.): A Scampìa la vita costa meno. Le case popolari
permettono di vivere anche con 1000 € al mese.
A Napoli, con 1000 € al mese, fai ‘a famme!
E poi ci sta solidarietà tra i vicini; se uno ha bisogno di qualche cosa,
trova sempre chi è disposto ad aiutarlo.
Come in tutti i posti popolari. A ‘o Vommero, a Chiaia, nun te guardano
proprio. A Milano, po’ te chiudono proprio ‘a porta ‘nfaccia.
(Pasquale) Ma pecché se parla semp’ ‘e Milano e di qua non si parla mai?
Perché è la malavita che regola i rapporti tra Nord e Sud, e i suoi interessi li
ha al Nord. Parliamo di qua invece, che ci stanno tante cose da dire. Scampìa,
per esempio, è il quartiere più bello di Napoli. Il 63% del verde di Napoli sta
a Scampìa, lo sapete? Qua ci sta pure una Facoltà Universitaria.
(Questo lo so – dico– è un polo della Facoltà di medicina e chirurgia della
Federico II. So anche che c’è una Casa Editrice molto attiva e condotta con
criteri moderni)
Qua non c’è mai troppo traffico, si parcheggia bene, i giardini son ben
tenuti. Il Comune di Napoli ci ha abbandonato. Questo è il problema.
(Altri) ‘U Comune qualcosa fa; fa quello che può.
‘O Comune fa poco perché vuole valorizzare di più le zone del centro.
D: Ma se uno zio d’America le
proponesse di andare ad abitare in una lussuosa casa a
Milano, messa a sua disposizione, lei ci andrebbe? Sì o no, perché?
(Mi rivolgo un po’ genericamente ai presenti, senza interpellare
specificamente nessuno)
R (Pasquale): Io non me ne andrei mai da qua. Qua si sta bene; che devo
andare a fare a Milano?
(Giovanni) Ci potrei pure andare. Perché no? Però se mi fosse assicurato un
buon lavoro. Senza lavoro ‘e case nun servono a niente.
Vedete qua; hanno fatto ‘e case popolari, ‘a cientosessantasette; hanno messo
tutte ‘e persone dentro, ma nun hanno dato ‘o lavoro a nessuno. Dopo poco tempo
non s’è fatta più la manutenzione, non ci sono state più riparazioni ecc. e
vedete in che condizioni stanno le case? Vedete ‘e "vele"? Tutti conoscono solo
‘e vele di Scampìa; tutto abbandonato, ‘a maggior parte d’e case sono vuote e il
grosso è abitato dai Rumeni, i Rom. I furti dei fili di rame per la luce qua
proprio stanno a una percentuale altissima.
(Ma visto che state qua, vi posso offrire ‘nu cafè?
Grazie, accetto volentieri.)
D: Per migliorare le cose, che cosa occorrerebbe a Scampìa, più studio? Più
lavoro? E perché?
(Risponde deciso Giovanni): Più cultura! Quell’insieme di lavoro e studio. Le
cose devono essere fatte bene, e bisogna saperle fare bene. Bisogna imparare. È
questo che manca.
E la Polizia? Se ci fosse più Polizia cambierebbe qualcosa?
Non cambierebbe proprio niente (rispondono un po’ tutti).
La Polizia non serve a niente. Le cose non si devono imporre, si devono fare
spontaneamente. La Polizia è un argomento usato solo per distogliere
l’attenzione.
D: Chi non è di Scampìa, secondo voi, che cosa non ha capito di Scampìa?
R (qua è come una sola voce corale): La gente, come la pensa, come è fatta.
La stragrande maggioranza è composta da gente perbene. Per capire bisogna
viverci a Scampìa, almeno per un po’ di tempo.
(Pasquale: dite la verità, vuje ‘e sapevate già le nostre risposte alle
vostre domande.
Rispondo: Questo è vero; o almeno speravo proprio che le risposte fossero
queste. Ma il punto è che, vista la reputazione di questo quartiere, chi
prossimamente leggerà l’intervista, resterà colpito proprio dal fatto che ci
siano delle risposte, perché si aspettava che mi mandavate proprio… mi avete capito. Altro che "risposte" –
Risatine ironiche sparse.)
D: Secondo voi. Il turismo può fare qualcosa per Scampìa?
R (vari) : se è buon turismo, sì.
Ma finora, qua vengono solo per fotografare le "vele". Nessuno viene per
conoscere meglio questa zona, la sua storia, per l’aria buona che si respira,
questa bella campagna, ecc.
E la musica? Può significare qualcosa, la musica per Scampìa?
La musica va bene. Qua si canta sempre dalla mattina alla sera.
(Giovanni) Mo’ però andiamoci
a prendere il caffè. Ve lo avevo promesso, e ve lo voglio offrire.
– Va bene – Ci alziamo per andare al banco.
– Però dovete scrivere pure che vi ho offerto il caffè eh!
– E come no? Certamente. Comunque, visto che ci siamo, tenete presente che io
scrivo anche poesie - che all’occorrenza possono diventare canzoni - e quindi
potreste trovarvi, prossimamente, in una canzone, che mi viene in mente proprio
stando qui. –
Vedo sguardi vagamente perplessi, intorno.
Al banco c’è Giuseppe. Dall’aspetto, sembrerebbe molto giovane.
– Vedete questo? – Dice Giovanni – Si sveglia alle 5 la mattina per aprire il
bar e smonta alle 8 la sera. Ha due figli e sta sempre sorridente. –
A questo punto, chiedo qualcosa anche a lui.
D: Come ti trovi i qua? Com’è il lavoro?
R (Giuseppe): ‘O masto è una brava persona, un amico, un fratello, più che un
principale. Io lavoro qua da quando avevo 10 anni. Poi me ne sono andato. Ho
lavorato per 4/5 anni a piazza Carlo III; poi sono ritornato qua. Mi trovo
meglio, la gente mi vuole bene. Ci stanno tante brave persone affezionate, che
parlano, scherzano con me. Non ci sta cattiveria. -
(Ci serve il caffè, veramente ottimo. Salutiamo e ce ne andiamo.)
Giovanni mi invita ad accompagnarlo a vedere il condominio dove abita.
Accetto volentieri.
Strada facendo, mi indica una signora che mi appare subito molto attiva e
motivata.
– ‘A vedete quella signora? – Giovanni – Non è sposata e tiene due figli da
mantenere. Ha una bancarella al mercato e vive onestamente, sempre con la gioia
in faccia. –
Arriviamo in un ampio spazio condominiale, erba ben curata, e così gli alberi
alti e ombrosi. Si accede, da un lato, ad un altro spazio condominiale, non
erboso, ma altrettanto ampio.
– Qua si parcheggiano le macchine – dice Giovanni – vedete come è comodo? –
Passano alcuni ragazzi e signore con i cani al guinzaglio.
– Avete visto quanti cani ci stanno? – Osserva Giovanni – Avete visto per
terra una cacca di cane?
– Niente – confermo.
Mi mostra la bottega di un fabbro ferraio che, mi dice, è molto bravo.
Si accompagna a noi un consigliere condominiale che ci tiene a mostrarmi
l’entrata di uno dei caseggiati che affaccia sul cortile.
– Vedete? – Mi dice – C’è una bella luce. Qua ci sono tutte le cassette
postali ben allineate. Qua c’è l’acqua per innaffiare il giardino. –
Quando andiamo via, Giovanni mi accompagna per un tratto di strada. Ho
lasciato la macchina lungo il marciapiede, in via Piero Gobetti. Mi fa vedere il
parrucchiere, il minimarket, il tabaccaio, ecc.
– Però, signor Giovanni, diciamocela tutta, qua la dobbiamo pure smettere co’
‘sta menata de "ci hanno l’acqua, hanno la luce, la posta, c’è ‘a lavanderia, il
tabaccaio…" e che robb’è? Stammo dint’a nu quartiere di Napoli, o dint’a un film
western? –
Ci salutiamo con una forte stretta di mano.
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