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In un panorama di testi poetici grondanti malinconie e
solitudini, paure e angosce, queste Estravaganti poesie del tranese recano un soffio di aria salubre e fresca come polla sorgiva.
Con una verve spigliata, Domenico di Palo non elude però i problemi – che ci sono e
sono tanti – ma li spoglia della loro drammaticità col sorriso sulla bocca.
“Grazie ohibò | ma si fa quel che si può | e più di certo no | perché già lo so
| che dopo il sì | ritorna il do” (Ohibò). E’ un esempio di come di Palo aggiri
l’ostacolo e cammini spedito verso la meta.
Questo andare nella direzione
opposta, s’inquadra perfettamente nella personalità tutta di Domenico di Palo,
pubblicista impegnato in battaglie politiche e di riflessione letteraria, che
non vede di buon’occhio i conformismi e li combatte a viso aperto. Il verso ha
ritmi leggeri, sospeso quasi sul filo delle ebbrezze e dell’estasi d’amore.
“L’amore – si dice – | è più di un terno al lotto | se tu sei felice
| e già ti
sembra eterno”. E’ facile scoprire come di Palo carpisca i segreti più intimi
dell’animo umano, affrancandoli dei pesi smisurati dei quali troppo spesso siamo
abituati a caricarli. Il passo è scattante, poche frenate, con sussulti che si
vestono di armonie insolite. La misura più naturale è la compostezza del
linguaggio, nutrito di letture classiche, ma scorporati nella dimensione di un
percorso che si fa via via interessante ed estremamente variegato. Insomma, una
poesia densa di umori e di sapori, che si presta ottimamente all’ascolto più
puro.
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Recensione |
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