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È scomparso a 73 anni lo scrittore ed
editore milanese
In ricordo di Raffaele Crovi
Ho conosciuto di persona Raffaele Crovi
soltanto qualche anno fa, precisamente nel marzo 2005, a Brindisi, in occasione
del Forum Letterario “Puglia Letteraria Mediterraneo Europa”, dove ebbi l’onore
di tenere una relazione sugli scrittori di Taranto e dell’hinterland ionico, ma
naturalmente ne conoscevo e apprezzavo le qualità di scrittore, critico e poeta,
nonché di “manager” editoriale. Per quanto riguarda la poesia all’uscita de
L’Utopia del Natale, nel 1982 da Rusconi, mi ero lanciato nell’avventura di
recensirlo, ma non avevo mai avuto riscontro diretto in merito. Confesso che ne
ero rimasto alquanto turbato, e mi ero lanciato subito a classificare Crovi come
un presuntuoso e spocchioso “lumbard”, che teneva a debita distanza un
“terrone”. Quando si dice che il pregiudizio è duro a morire.
Difatti dovetti
ricredermi con altrettanta velocità quando ebbi modo di accertare che non era
affatto vero, anzi, Raffaele Crovi è stato uno dei pochi uomini di cultura ad
aver amato il Sud, e ne sono testimonianza viva e profonda quel Diario del
Sud pubblicato da Manni sempre nel 2005, dove sono raccolti saggi, note
critiche, interviste che parlano diffusamente delle regioni del Meridione
d’Italia, in misura anche prevalente della nostra Puglia. Devo aggiungere che fu
proprio Crovi insieme all’altro Raffaele, il nostro Nigro, a lanciare su
“Origini”, nel giugno 1999, il progetto di un’antologia sui “Poeti in Puglia”,
la cui dichiarazione d’intenti è riportata nel citato libro edito da Manni. Non
ricordo se fu lui direttamente o Nigro a telefonarmi per invitarmi a quel
progetto, al quale aderii ben volentieri, e insieme a me c’era un altro
tarantino, Cosimo Argentina, del quale recensendo Il cadetto su “La
Stampa” scrisse “del buon talento del giovane narratore”, come già aveva fatto
con Nigro e Cosimo Fornaro, altro tarantino ma non presente in antologia.
Ritorno a quei giorni brindisini, e ricordo che dopo i primi tentennamenti,
quasi reverenziali, dopo la mia relazione, tra noi si creò un certo feeling,
di quasi complicità, rafforzato dal fatto che mia figlia Antonella,
collaboratrice del “Corriere del mezzogiorno”, ebbe a intervistarlo e lui con
estrema umiltà donò quel “Diario del Sud” con una dedica augurale. Fu quello il
momento che d’incanto ruppe il cerchio di ostilità, che avevo sempre ravvisato
nel suo comportamento, distaccato, severo, senza capire che esso faceva parte
dell’intellettuale alieno a compromessi di qualsiasi specie. Crovi era un uomo
di cultura intransigente, che dava e reclamava professionalità da chiunque lo
accostasse, ma allo stesso tempo si lanciava nelle imprese più spericolate.
Crovi ha occupato nella sua lunga carriera posti di primissimo piano. Aveva
lavorato come capostruttura Rai a Milano e poi come direttore editoriale alla
Mondadori, al gruppo Etas Bompiani Sonzogno Fabbri, alla
Rusconi, ma spirito irrequieto, alla ricerca della scoperta, della novità,
si lanciò, nel 1986, nell’avventura editoriale di Camunia e negli ultimi
tempi alla Aragno. Come si vede un’anima che non amava cullarsi
nell’ozio, nell’agiatezza delle conquiste, lui che aveva avuto contatti diretti
con Vittorini, dal quale aveva appreso quanto era importante andare nelle
profondità di un manoscritto prima di decretarne il rifiuto o l’accettazione.
Uomo di solida cultura, Crovi allungava lo sguardo del “talent scout” nei paesi
più sperduti del nostro BelPaese (fondò anche una rivista con quel titolo),
sostenitore sagace della creatività italiana. La sua analisi sulle scritture in
atto e sulle possibili trame future, lo appassionavano, lo intrigavano, perché
in lui viaggiava continuo il bisogno di andare oltre il dejà vu, il
conosciuto, un laboratorio d’un uomo inquieto che aveva fatto dell’esplorazione
il suo obiettivo primario. Ebbene, ora che Crovi non c’è più, ora che quel magma
incandescente della parola si è spenta, occorrerà ripercorrerla dal principio
alla fine, attraversando i diversi sentieri : poesia, narrativa, saggistica,
operatività culturale, per riscoprine i valori essenziali e viverli nella loro
totale pienezza. E’ un’attenzione dovutagli per la sua onestà, per il suo
coraggio, per la sua fede nella scrittura propria e degli altri.
www.raffaelecrovi.it
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