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Mi sia consentito una prima notazione: questa autoantologia
La passione prima del gelo, Poesie 1985/2006, di Marco
Amendolara, si legge tutta d’un fiato. L’autore, nato a Salerno, ha pubblicato alcuni volumi di versi, per la precisione quattro, di cui qui dà conto in forma scarnificata al massimo. Amendolara ha sintetizzato la sua poetica, preferendo dare voce al lavoro di "traduttore" con le sue "Catulliane e altre versioni", un excursus significativo del complessivo lavoro dell’autore. Amendolara è anche saggista di colto spessore, di cui ricordiamo interessanti analisi rapportali tra e letteratura, come
Tinture disumane. Arte mista ad altro, 2001; Doppio
magma. Arte e scrittura in Soffici, Savinio, De Pisis, Cremona
2002; Parole
variopinte. Figure e scritture in Bartolini, Montale, Conti, Zavattini, Buzzati, Morante, Pisolini, Testori, Masini, Tofano, Weller, Lanuzza, 2004; libri
tutti editi da "Tesauro" e "La Fabbrica Felice", Cetara.
Detto questo l’affondo nella poetica di Amendolara diventa più scorrevole, fortificato com’è da un allenamento ai testi dei grandi del passato, per cui la scrittura sembra aver attraversato tutti i pericoli dell’ovvietà, del non senso, per adagiarsi nel mistero più alto ed acuto del significato-significante. Così Amendolara precisa il senso della sua poesia: "Le mie poesie si
compongono di odii | uccidendomi stratagemmi di delirio, | cripta che vide in pezzi un’eleganza rara
| una fine di stelle", che s’identifica in raffinata estasi tra sogno e memoria, tra dolore e amore, nella traiettoria di un’analisi sempre attenta. Lo scrupolo col quale Amedolara pone nella struttura compositiva delle sue poesie, è un tratto distintivo, un connotarsi al di là delle speciosità verbo-linguistiche che dominano il panorama d’oggi della poesia. Il verso scorre in legittima autonomiae leggerezza, tra consapevolezza e fruibilità, quasi a scandire il ritmo di una pronuncia misurata e allo stesso tempo declinata nella sua totalità. Succede allora che "dopo un incendio di parole", il poeta si attardi oltre perché "il non detto è la prigione della lingua", mentre si devia nel "Lettore orizzontale rispetto alla scrittura " per culminare nei molteplici "fantasmi" che ci attraversano e attraversano l’autore "in cerca di messaggi senza parole
| tutto consumato nel buio dell’indecenza".
E’ il prologo di uno stordimento che si espande a raggiera, tra sfinimenti e allegrie in deriva, come una realtà finemente amalgamata e confusa nel bagliore di una stagione irrequieta e pronta a mettersi in fuga da tutte le stelle e le nubi della vita.
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Recensione |
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