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E’ ormai costume diffuso che un autore, ad un certo punto
della sua attività, riunisca articoli, saggi e interventi vari, in una
pubblicazione omogenea per offrire uno spaccato meno frammentario della propria
scrittura. Operazione meritoria che sicuramente investe sul futuro proponendosi
quale progetto in divenire.
E bene ha fatto Pietro Lucchese, già docente di storia e
filosofia prima e dirigente scolastico poi in diversi licei italiani, nonché
autore di apprezzate pubblicazioni sul mondo della scuola e sulle problematiche
critiche ed estetiche del nostro tempo. Da anni si dedica all’attività di
ricerca su problemi di estetica e di fenomenologia degli stili nelle arti visive
e su tematiche culturali del Novecento, e difatti questa miscellanea di
articoli, saggi, note a diverso titolo, risponde appieno a questo bisogno di
approfondire i movimenti, le tensioni ideali, le rivoluzioni estetiche che hanno
accompagnato il secolo trascorso.
Con quest’opera l’Autore tenta di fare chiarezza attorno e su le tantissime
problematiche che hanno caratterizzato il Novecento culturale italiano ed
europeo, convinto, tra l’altro, dell’urgenza di penetrarne i flussi sotterranei
che, come acutamente analizza in prefazione Alberto Altamura, egli invita a
«ripercorrere con intelligenza il cammino del “secolo breve”, meditare sulla
grande ricchezza culturale, spirituale, letteraria ed artistica in esso
custodita e districarsi tra le fitte maglie di correnti tematiche che, come un
fiume carsico, lo attraversano e lo sostanziano».
A scorrere l’indice degli argomenti affrontati dal Nostro,
s’evince subito quale lavoro di analisi e di cognizione lo hanno visto
impegnato, nel tracciare le linee di un cammino davvero intricato, che non
ammette ripensamenti o fughe verso empiriche o nichiliste affermazioni.
Un libro, quello di Lucchese, che difficilmente può essere
presentato a cuor leggero, perché l’arco delle motivazioni culturali che lo
investono sono tante e qualche volta anche in contrasto, proprio a ragione
dell’evolversi dei fatti e delle idee. Fatti e idee che si situano nell’alveo
della ricerca strutturale e quindi non accettano patteggiamenti né restrizioni
perché il tutto obbedisce e cor/risponde ad un rigoroso processo di perforazione
della realtà con la quale veniamo o possiamo venire a contatto.
Lucchese è riuscito a fondere in un unicum la
«ricerca teoretica con il gusto critico ed estetico, la competenza
professionale con la tensione intellettuale e pedagogica», elementi tutti che
s’incontrano e convergono per aderire ad un’osmotica visione delle vicende e dei
problemi via via esaminati, e ai quali egli fornisce – o tenta – risposte
adeguate nel solco di quella capacità introspettiva ed analitica propria di chi
conosce a menadito il mondo di cui parla. L’Autore non elude mai la questione,
ma preferisce l’incontro e il dialogo, qualche volta anche l’opposizione,
comunque all’interno di un’autonomia legata al rispetto di principi etici,
culturali e morali, che formano l’ossatura di tutto il suo discorso.
Segnalare questo o quell’altro saggio, di natura letteraria
o di critica d’arte, diventa riduttivo e delimita molto la capacità di analisi
che è alle fondamenta di ogni intervento, ma su tutti, per il versante
letterario, mi piace segnalare «Lo statuto del segno poetico nella letteratura
del Novecento», un ampio spettro della situazione, e sull’altro versante,
quello dell’arte, “Esperienza estetica e fruizione dell’opera d’arte”.
Ma tutti i saggi
meritano una lettura partecipata e attiva per gli insegnamenti in essi trasfusi,
sia sul piano estetico sia su quello morale e pedagogico.
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Recensione |
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