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Struggente malinconia di solitudine
Spesso ci si trova a doversi confrontare con episodi,
momenti di vita, che a prima vista sembrano frutto della “casualità”, ma poi ad
una lettura più attenta rivelano “affinità” straordinarie. Questi pensieri mi
frullavano nella mente davanti a tre libri di poesie di recente pubblicazione:
Note d’identità di Enrico Bagnato; Luce crepuscolare di Giovanni Chiellino;
L’anima e l’ulivo di Grazia Stella Elia;
ma subito mi è parco limpido il nesso delle cose:
tutti e tre sono percorsi da una struggente malinconia di solitudine. Se si
volesse azzardare un’ipotesi di lettura critica davanti ad una simile
“coincidenza”, si potrebbe anche correre il rischio di ipotizzare una linea di
tendenza della poesia contemporanea, ma sarebbe fuori luogo per una molteplicità
di ragioni.
Enrico Bagnato, nato a Lecce ma vive a Bari, poeta
di lungo corso, autore anche di testi teatrali premiati a livello nazionale e
più volte rappresentati, ha sempre tenuto quale punto fermo l’attenzione nei
confronti delle “cose minime” della quotidianità, trasferendole dalla dimensione
intimistica a quella universale. Il suo itinerario è di quelli che non
consentono deroghe; la cifra poetica si sposta sensibile a quelle varianti che
possono indicare nuove possibilità di introspezione, di affermazione di quei
valori eterni ai quali l’autore non ha mai rinunciato. Questi 29 brevi testi
sintetizzano al massimo e al meglio la precarietà del vivere; la vacuità
dell’oggi che transita fra “l’inerzia del tempo e delle cose”, mentre nel
momento dell’addio il poeta stila alcuni “ringraziamenti postumi” : ai genitori,
ai libri, ai Padri, alle donne, agli amici e i nemici, e da ultimo “ringrazio in
mondo intero | benché mi abbia deluso”.
Anche per Giovanni Chiellino, di origini meridionali
ma vive a Torino, il registro non muta e bene ha sintetizzato la qualità poetica
dell’autore Pierantonio Milone quando afferma che: “Quella di Chiellino è una
poesia che nasce tra distese di solitudine, dettata dalla dolcezza amara del
rimpianto”. Autore prolifico in versi ma anche critico letterario di squisita
sensibilità, Chiellino con questa ultima silloge ripercorre un itinerario di
vita, al quale affida tutti i suoi pensieri, le sue meditazioni, le sue paure,
le sue angosce, i suoi dolori, ma anche i sorrisi che gli sono stati offerti.
“Dense ombre mi schiacciano | al muro della notte”, sono versi di palpitante e
dolorante umanità dai quali si evince subito il succo delle tensioni spirituali
che l’autore vuole consegnarci in questo tempo oscurato da tensioni
incontrollabili. Nel momento dell’ “ultimo viaggio”, pur sotto il peso del
distacco il poeta non trascura di annotare la dolcezza degli elementi naturali
che lo circondano : “Carica di sogni e di memoria | la mia stanza | con la
finestra aperta sul giardino: | il pero, il pesco, l’ampio susino e il canto
degli uccelli ogni mattino”.
Completa la terna
la poetessa Grazia Stella Elia, nata a Trinitapoli (Foggia) e ivi residente,
che con quest’ultima raccolta prosegue un discorso avviato in Versi d’azzurro
fuoco, che trova nei sentimenti più intimi e raccolti la dimensione più
autentica della sua realtà poetica. Non va dimenticato l’intenso e proficuo
lavoro di dialettologa, culminato nel 2004 con la pubblicazione del
Dizionario del dialetto di Trinitapoli, punto di riferimento imprescindibile
per chiunque voglia accostarsi alla conoscenza del dialetto di quella terra. La
poesia di Grazia Stella Elia è lineare, non si abbandona mai a volute
iperboliche o a funambolismi linguistici, puntando sempre al raggiungimento
della verità delle cose narrate. Dentro pulsa tutta l’anima inquieta di una
donna che pur tra sofferenze e dolori, ha saputo della vita cogliere momenti di
serenità “per proseguire ancora un po’, | finché non si fermi la vita”. Spesso
l’autrice si identifica con i rami degli ulivi, alberi che sente vicini e quasi
simili a lei, seppure: “A guardare le chiome | così ricche d’armonia
| alberi
lieti giulivi | appaiono gli ulivi, | ma il tronco da ferite trafitto | che
trapassano la scorza | è immagine del dolore”. | |
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Recensione |
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