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Di una storia di
emigrazione, la formidabile epopea che ha coinvolto per circa un secolo oltre
venti milioni di nostri connazionali, tratta Indie occidentali, il
secondo romanzo dello scrittore viareggino Giancarlo Micheli. Protagonisti
Aurelio ed Erminia, una giovane coppia di sposi: provengono dalla civile
Toscana, e non appartengono alla vasta schiera dei disperati che, a frotte, in
cerca di fortuna approdano nell’isoletta di Ellis Island di fronte a New York.
Sono alfabetizzati e in possesso di risorse esigue, ma sufficienti, per
intraprendere nella metropoli statunitense una modesta attività in proprio, la
conduzione di un piccolo bar nel quartiere di Little Italy. In più godono della
protezione del Sor Clemente un’ambigua figura di ‘faccendiere’, potente
intermediario tra le masse brulicanti dei senza lavoro e senza diritti
provenienti da tutte le regioni d’Italia e gli interessi di un capitalismo
rapace e selvaggio. E anche Aurelio ed Erminia, da una condizione sociale
minimamente favorita, si troveranno in poco tempo a precipitare tra asprezze
della lotta per l’esistenza. Una vera e propria ‘discesa agli Inferi’, che, se
li porterà a conoscere sulla propria pelle la disumanità della condizione
operaia, prima negli stockyards (recinti per il bestiame) di Chicago e poi
nelle fabbriche tessili del New Jersey, permetterà loro di conquistare coscienza
di sé e delle necessità dell’agire collettivo per affermare imprescindibili
valori di umanità e solidarietà. Una vicenda, quella di Aurelio ed Erminia, che
inizia a New York nei giorni della prima pucciniana della Fanciulla del
west – è il 10 dicembre 1910 – e sempre a New York trova la sua tragica
conclusione.. Sì, perché finisce amaramente l’avventura dei due sposi di Ponte a
Moriano nelle nuove Indie Occidentali: termina, però, trionfalmente per la
comunità proletaria di Paterson, di cui, ormai, i due fanno organicamente parte.
Perché addirittura nel Madison Square Garden della metropoli statunitense, nel
pieno di una durissima vertenza sindacale contro i padroni del tessile e i
sindacati compromessi e rinunciatari, gli operai di Paterson riescono a portare
in scena e a gridare, forti e chiare, le proprie ragioni di giustizia sociale.
Nelle sue
pagine, Giancarlo Micheli, sotto la forma del romanzo, ci spiega di “che lagrime
grondi e di che sangue” la società che si andava forgiando oltre Atlantico nei
primi anni del secolo scorso. E lo fa alla sua maniera, personalissima. Facendo
parlare uomini e donne posti ora ai gradini più bassi, ora ai vertici della
scala sociale, colti nelle loro miserie e grandezze, egoismi e generosità.
Felici invenzioni narrative si intrecciano con una puntuale e dettagliatissima
ricostruzione storico/documentaria. Bella, per esempio, la descrizione della
comunità di Paterson, uno dei punti di riferimento dell’emigrazione italiana
negli Stati Uniti: oltre 20.000 mila persone che, oltre a conservare un tenace
legame identitario con la patria d’origine, in quella d’adozione seppero
praticare nel concreto i valori della solidarietà di classe e un coerente e
tenace impegno nelle lotte per il lavoro e per una vita più degna di essere
vissuta. Così noti personaggi storici come Giacomo Puccini, lo scrittore
socialista Jack London, il giornalista John Reed, l’agitatore anarchico Carlo
Tresca, il sindacalista Big Bill Haywood, il banchiere Morgan, l’intellettuale e
filantropa Mabel Dodge incrociano tanti e tanti personaggi d’invenzione.
Rimangono nella memoria e nel cuore oltre ai due protagonisti, Aurelio ed
Erminia, Venanzio, Olga e la sua famiglia di origine piemontese, i Botto che
hanno fatto della solidarietà di classe una ragione e uno stile di vita…
Notevole anche la lingua scelta da Micheli: composita, un vero e proprio
pentolone ribollente in cui si mescolano le lingue e i dialetti delle
emigrazioni italiane ed europee a cui fanno da controcanto le riflessioni
dell’Autore espresse in frasi dalla sintassi complessa, che non disdegna termini
colti, letterari, filosofici. Perché, anche se se si raccontano storie di donne
e uomini semplici e mossi da ragioni elementari, a esempio la lotta per la vita,
l’interpretazione dei fatti presenta sempre complessità, complicatezze,
umanissime sfumature.
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Recensione |
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