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Inno ai bambini-angeli contro ogni violenza
Mai come nel nostro tempo si è assistito a una diffusa retorica sui bambini. E i
diritti dell’infanzia di qua, e la tutela dell’infanzia di qua, e la tutela
dell’infanzia di là, e i delitti contro l’infanzia ancora. Eppure mai come in
questo tempo, l’infanzia è vilipesa e angariata. Bambini sfruttati dai genitori
nell’accattonaggio, o nell’obbligarli al furto, o portati ed esibiti
(strumentalizzati, di fatto) nelle manifestazioni politico-sindacali inscenate
contro questo e contro quello, o ancora, quando non sottoposti (accade in certi
paesi del Terzo Mondo) ad addestramento militare per l’uso di armi da usare
contro questa o quella tribù, contro questa o quella etnia. Sono considerazioni
che nascono spontanee dopo la lettura di “E ci sono angeli” (Tipografia
Veneta Editrice La Garangola) di Maria Luisa Danele Toffanin, poetessa
di ormai lungo corso. Perché nelle sue liriche l’infanzia è riportata alla sua
diremmo originalità, alla sua essenza, alla sua semplicità e purezza.
L’autrice parla del bimbo come “dono” (epifania divina) e non v’è alcuna
retorica in questa definizione, che costituisce una sorta di premessa alla
silloge: un inno alla bellezza di questo dono divino, per l’appunto, il cui
volto “profuma di piume” e “ha labbra di rosa / dischiuse al mattino / in
sorrisi di rugiada”.
Maria Luisa parla anche dell’infanzia violata, in vari aspetti, ma il suo è
soprattutto – almeno così ci appare – un indiretto invito a riflettere sulla
bellezza dell’infanzia, sulla meraviglia dell’infanzia.
I suoi versi sono di una delicatezza esemplare, di una levità straordinaria,
scevri da qualsiasi tipo o forma di sentimentalismo. E il richiamo agli angeli
del Signore non appare davvero improprio. Come sottolineano del resto anche i
due illustri prefattori della silloge: l’accademico Mario Richter e l’abate di
Praglia Norberto Villa.
2010
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Recensione |
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