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La grande storia in minute lettere
L’amore al tempo di guerra
Un epistolario che si legge come
un romanzo: romanzo d’amore, romanzo di guerra e di prigionia, con sullo sfondo
vicende che da familiari si inseriscono in un quadro più generale di tragedia,
ma anche di speranza. È quello che vede protagonisti Gino Daniele e Natalia
(Lia) Schiavon, giovani padovani che devono all’àmbito familiare, per così dire,
se la loro storia è diventata libro appunto. Sono Maria Luisa Daniele (nota
poetessa e animatrice culturale) e il marito Massimo Toffanin gli autori di “La
grande storia in minute lettere”,
sottotitolo, “L’amore di una famiglia nel buio della guerra: la vicenda di Gino,
Internato Militare Italiano, narrata attraverso la corrispondenza con la moglie
Lia”, con una partecipe e acuta introduzione di Francesco Jori. Sarebbe una
storia familiare di ordinaria quotidianità, e per quel che riguarda Gino, di
ordinaria (se così la si può chiamare) prigionia, se non fosse per alcuni
particolari. Intanto, il materiale al quale gli autori hanno attinto: 597
lettere dai due protagonisti scambiate dal 1935 al 1945; la nascita dell’amore,
le nozze, la chiamata alle armi, la guerra, l’internamento nei lager nazisti per
lui; le ansie dell’attesa, le preoccupazioni, le paure, di lei, nel frattempo
diventata madre di Marisa.
Sentimenti
Il tutto testimoniato da una
corrispondenza, appunto, eloquentissima: lettere scritte fra l’altro in una
prosa sciolta nella sua semplicità, immediatezza, colloquialità che coinvolgono
il lettore. Ma eloquentissima anche per i contenuti: l’espressione di sentimenti
di un amore puro e pudico, profondo, vissuto, testimoniato, e di una fede
religiosa mai venuta meno, anche nei momenti più tristi, più bui, quando
continuare a sperare poteva sembrare utopistico. Da questa ampia e articolata
corrispondenza, gli autori hanno saputo cogliere i testi più significativi e
hanno saputo compiere una sapiente opera di cucitura, di incastro, per così
dire, inserendo le “minute lettere” di due persone “normali” nella più ampia
storia di una terribile guerra, con quel seguito di prigionia che vide Gino
allineato con altri seicentomila militari italiani a dire NO ai tedeschi, e
quindi alla Rsi, per mantenere fede alla propria coscienza. In questo contesto,
il libro si inserisce anche in quella ampia e varia letteratura di prigionia che
ha avuto non pochi autori (un nome per tutti: Giovannino Guareschi), e
vittime-testimoni pure fra militari padovani, o a Padova allora residenti, quali
il professor Giovanni Contarello, l’industriale Giancarlo de’ Stefani, il
filosofo Enzo Paci…
La lettura di questo libro appare infine emblematica perché
testimonianza di sentimenti e valori che per tanta parte della società d’oggi
possono apparire desueti: la fedeltà a un ideale, l’amore vero, che è negazione
di qualsiasi egoismo individuale per cercare il bene dell’altro, la condivisione
della buona e della cattiva sorte, i legami familiari e sociali di una piccola
realtà di uomini e donne che sanno vivere e condividere. All’insegna di una
parola che non si legge nel libro, ma lo percorre in tutte le sue pagine:
purezza. Purezza di sentimenti in due persone dal profondo sentire e dal retto
agire. Gino e Lia: una coppia certamente bella… esteticamente – ma bella anche
“dentro”.
venerdì 16 marzo 2018
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Recensione |
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