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L’arte di cadere

Il libro L’arte di cadere di Raffaela Fazio è raffinato delicato intelligente, rinnovato all’interno da una ossessione che si sostiene tra tenerezza e ironia, con una adulta e persuasiva capacità di relazione tra il soggetto e il mondo, tra il quotidiano e il suo interno modulo di sofferenza e insofferenza.

Niente toni sopra il rigo, ma nemmeno regressione sentimentale in fase primaria. Linguaggio certo non sperimentale, ma ricco, soprattutto nella seconda parte dei componimenti, di una sapienza anche autoironica, talora ritmico-gnomica, mai esibita. Da qui il diarismo viene come dissolto, rinnovato: appunto l’equilibrio tra memoria e coscienza del quotidiano mantiene la situazione esistenziale al livello mai solipsistico, ma, al contrario, su un registro che definirei oblativo.

Ritmo e metro sono affabilmente elastici, mai compressi né vistosamente istituzionalizzati. In definitiva: davvero un buon libro, solo apparentemente contaminato da quella cogenza alla comprensibilità che oggi ci assedia: intendo dire che qui la trasparenza funzionale dello strumento comunicativo mi sembra davvero frutto di una libertà di scelta ricca di esperienza.

Recensione
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