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Fili della vita
Fili della
vita: nessun altro titolo poteva essere più appropriato per proporre in un solo
sintagma il contenuto dei racconti di questa raccolta, infatti esso è adeguato
sia alla realtà descritta, sia agli stati d’animo che progressivamente vengono
rilevati nei vari personaggi. Man mano che si procede nella lettura, la
narrazione ci pone progressivamente di fronte a momenti di vita che se non
reali, comunque dalla realtà traggono alimento, non solo sul piano contestuale
, come ad esempio, la descrizione del paese terremotato della valle del Belice,
ma anche e soprattutto psicologico ed etico-morale.
La
realtà sulla quale l’autrice focalizza il suo interesse è la diversità, ossia
quella condizione, come si legge nei dizionari, di chi è considerato da altri,
o considera se stesso, estraneo rispetto a una presunta normalità di razza,
propensioni sessuali, comportamenti sociali, scelte di
vita.
Nel primo racconto, una donna sordo-muta aiuta gli altri a trovare i fili
della vita, infatti non a caso si chiama Arianna, perché come la mitica figlia
di Minosse e Pasife, diede a Teseo il gomitolo di lana per poter segnare la
strada percorsa nel Labirinto e poi uscirne agevolmente, dopo l’uccisione del Minotauro, così anche lei offriva a chi si recava a trovarla nel suo casolare
del paese terremotato, fili di vita, regalando consigli e sciogliendo i nodi
che talvolta angosciano, rattristano, rendono pieni di rimorsi la nostra
esistenza; non a caso sulla porta sempre socchiusa, si legge nel racconto
“c’era un’insegna di cartone appesa a un chiodo con dello spago” e “recava
scritto a stampatello , con lettere regolari che rivelavano una mano ferma :
ARIANNA ASCOLTA, REGALA CONSIGLI, SCIOGLIE NODI”.
Nel
secondo e nel terzo racconto il diverso è l’omosesssuale.
Nel secondo in particolare, il tema assume un tono piuttosto
drammatico, quando l’apparente amicizia tra i due protagonisti, si rivela essere
un rapporto tra padre e figlio, rifiutato alla sua nascita. Anche il terzo
propone l’omosessualità come tema e, aldilà del lieto fine, si veste di
tragedia nel momento in cui Grazia, la protagonista, ferisce il suo amico gay.
Infine la storia di un povero migrante che solo scappando, si salva da false
accuse e dalla carcerazione.
In tutti i
racconti, comunque i protagonisti trovano i fili della loro esistenza, la
ragione per cui vale sempre la pena vivere, perché, come dice nonna Grazia
alla nipote Anna, desolata ed afflitta poiché Terry ha sciolto per sempre la
loro amicizia, “solo alla morte non c’è rimedio” , basta trovare e seguire
senza paura il filo giusto che ci porti all’adempimento dei nostri obiettivi,
alla realizzazione dei valori e dei principi che danno senso e significazione al
nostro essere, anzi al nostro esserci per adoperare un lemma haidegeriano, a
prescindere dalle conclusioni a cui poi il filosofo
perviene.
Tra un racconto e l’altro sono interposte delle
poesie che, attraverso la sintesi tipica del genere poetico, propone in versi il
tema trattato nei vari racconti.
Da
quanto suddetto, possiamo desumere che Palma Civello, in un’epoca in cui, in
ambito narrativo e poetico manca un filone comune ed unificante, in un momento
refrattario alle classificazioni, affonda le radici in un realismo che non è
esclusivamente descrittivo, ma propositivo, esplicativo di valori etico- morali,
che inducono il lettore a riflettere e a fuggire dall’indifferenza o dal
disprezzo che caratterizza la società attuale , soprattutto nei confronti dei
diversi, di coloro che escono dai canoni della cosiddetta normalità.
In
un’epoca caratterizzata dal decostruzionismo di principi e valori, In cui i miti
creati dal consumismo cominciano a divenire stretti e a diventarci estranei di
fronte alla potenza omicida di un semplice, ma letale virus, Palma da
intellettuale impegnata, quali gli scrittori del Neorealismo o se andiamo più
indietro del grande Verga, fa della letteratura uno strumento di lettura e
d’interpretazione del mondo per contribuire a risolverne i problemi, quali il
rifiuto, la discriminazione di chi per un motivo o un altro viene ritenuto
diverso.
Insomma
l’autrice, attraverso una scrittura vibratile e sensibilissima che non
s’irrigidisce sul dato materiale, ma al contrario si piega e si modella , come
in altri scrittori, quali Erri De Luca (Il peso della farfalla - omosessualità)
Alessandro D’ Avenia (Cose che nessuno sa - sordomuti), Domenico Quirico (
Esodo-migranti) che in alcuni loro romanzi hanno trattato il tema della
diversità, riesce a cogliere la natura più profonda del sentire e dell’agire dei
protagonisti che non disposti a soggiacere agli illogici pregiudizi del
cosiddetto “buon senso comune”, lottano per trovare il filo della propria vita.
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Recensione |
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