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Il nano di Velazquez
Una copertina particolare: la riproduzione di un quadro di Velasquez,
accompagnata da una didascalia, Il nano di Velasquez che funge anche da
titolo. Il dignitario di corte di Filippo II, El Primo è dipinto nella sua
apparente normalità, solo le piccole mani tradiscono l’anomalia fisica che
inutilmente il resto del corpo sembra voler celare; tuttavia basta fissarlo un
po’ perché il quadro trasmetta nel suo insieme un’inquietudine mal celata.
Velasquez visse e operò in un’epoca spiritualmente travagliata da una profonda
crisi esistenziale sia di matrice storico-religiosa, sia scientifica e il quadro
tale tormento dell’anima lo esprime appieno,anche attraverso lo sguardo solo in
apparenza quieto. Onano sembra cogliere l’analogia esistente tra quel mondo e
quello attuale, sconvolto da turbe che trovano la loro origine in altri motivi,
quali il consumismo, la globalizzazione, ma le cui conseguenze sociali e
psicologiche non appaiono meno seri. Così in modo surreale diviene talvolta
inquisitore (Episodio della nave, pagg. 51-58), più spesso propositore di una
psicologia malata in cui una sessualità perversa ed insoddisfatta e il freudiano
complesso edipico trovano sublimazione in fabule oniriche. Contro il principio
di realtà per dirla con Freud, il principio del piacere legittima la
perversione sessuale, come chiaramente viene enunciato dalle due frasi poste
all’inizio (Belard) e alla fine (Anonimo) del volume, in quanto essa è
comunque ”attenzione dell’uomo per l’uomo” e diviene perciò ”forma coatta e quasi
sempre sofferta di umanesimo”. La donna appare una creatura dominatrice, potente
e crudele: “Sono macchine perfette d’assalto d’amore, divorano il maschio dopo
l’accoppiamento, (pag. 21), natura distruggitrice quindi, ma anche vitale: ”non
era possibile eludere le poppe odorose. Spandevano commosse d’amore una vena di
latte salino (pag. 22); o ancora ”dalle mammelle benedette un filo di nutrimento
(pag. 18).In tale quadro la donna-natura appare come in Leopardi, madre e
madrigna, ma in Onano non c’è un processo né ideologico né sessuale, sino alla
fine essa è un essere agognato e mai realmente posseduto, sovrana assoluta che
castiga e si dona, senza per questo rivelare il suo intimo mistero e il maschio
resta nella sua solitudine e nelle sue contraddizioni, spinto a una forma
anomala di umanità, se trova il contatto con l’altro nella perversione morale e
nella ”catartica mattanza” degli omologati al consumismo e alla globalizzazione.
“E possibile trovare nel messaggio contenuto nella bottiglia “la voce confusa
che (ciha) voluto bene, forse, comunque?“ (pag. 58).
Forse, se realmente stiamo approdando ”a una terra virtuale di
cannibali” (pag. 58), al di là di ogni conclusione a cui il lettore può alla fine
giungere, sicuramente vitale e positiva è la centralità che in Onano come in
Freud, ha il sesso: “la polpa al margine assorto dello slip di Marilyn Monroe, (pag. 34), sicuramente è “la nuda verità”, la molla motrice del rapporto umano,
della civiltà.
Se il contenuto viene proposto attraverso fabule surreali, altrettanto surreali
sono lo stile e la lingua. Tal contenuto tal forma, disse F. De Sanctis, ma qui
la lingua e lo stile diventano ”spie importanti, rivelatrici", come sostiene Leo Spitzer, caposcuola della critica stilistica, del subconscio; basta citare le
numerose occorrenze delle “poppe dolorose“, rivelatrici di gioia vitale e
sofferenza patita dal maschio diverso che esprime e denuncia la legittimità
della sua pur particolare umanità. La liricità prosaica, che si alterna alla
lirica pura, l’uso particolare della punteggiatura (ad esempio, pag. 34). Per prima
cosa bisogna definire…) sono altrettante spie che rivelano la dimensione
surreale in cui si pone l’ammirevole capacità inventiva dell’artista.
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Recensione |
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