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Alle ore 17 del 22 gennaio era già gremita la sala Paladin di Palazzo Moroni per la presentazione della nuova raccolta di poesie di Raffaella Bettiol dal titolo Una sprovveduta quotidianità. Il titolo non promette nulla ai numerosi spettatori semmai un taglio leggero dell’opera, ma l’attesa era rivolta alla Poetessa dalla fama consolidata, come ha rilevato Giusepe Iori nella introduzione al meeting. Altro motivo di attesa era rappresentato dai nomi dei due presentatori, Elena Scaroni e Luciano Nanni ciascuno nel proprio ruolo considerati magistrali.

Elena Scaroni, intuitiva nel reperire il filo che coniuga il verso del poeta al cuore dell’uomo (della donna in questo caso), ha rilevato che l’amore nella vita di Raffaella è una sfida che si esprime nella quotidianità. Sono tanti gli amori di questa poetessa, la Scaroni ne ha estrapolati alcuni, Adolfo e Lucia, Liana,Venezia; non le sono indifferenti le maschere, di cui espone in canditi versi le note caratteriali che le accosta al personaggio umano che fanno rivivere.

Al “La commedia dell’arte” ritorna Luciano Nanni. Dopo aver definita la poesia della Bettiol diacronica-acronica, ci fa una rivelazione: Pulcinella aveva una fidanzata padovana, il che conferma il buon gusto dei napoletani. Sulla poetica di Raffaella evidenzia il verso libero e policromico adeguato con arte al contenuto, alle stagioni, all’uso di alcuni vocaboli ricavati dal lessico veneziano.

L’intervento autorevole della Presidente Luisa di San Bonifacio Scimemi esalta l’arte poetica di Raffaella considerata capofila di un numeroso gruppo di poeti padovani e si augura che la sua poesia possa trovare accoglienza tra le giovani generazioni.

Il momento più suggestivo della serata è quello della recita delle poesie. Le voci che si alternano sono quelle della stessa poetessa, di Elena Scaroni e di Giorgio Trivellato. Straordinari gli intermezzi musicali del chitarrista messicano Angel Ramirez che ha suscitato grande entusiasmo. Convinta adesione e spirituale godimento per le parole di Elena Scaroni e Luciano Nanni, viva emozione per i versi detti con sentimento e partecipazione dai lettori sopraricordati.

Se è consentito al cronista di evadere dai limiti del suo ruolo ed esprimere una nota personale dirò quali sono i valori che questi versi aggiungono alle qualità della poetica di Raffaella: l’aver saggiato l’autoironia che rappresenta uno stadio alto dell’arte e l’aver tollerata la rima spontanea, senza cancellarla come in genere fanno molti poeti contemporanei che ne temono la contaminazione.

Dirò ancora che anche me ha particolarmente emozionato il poemetto “la Commedia dell’arte” e di più Pulcinella, forse perché lo sento particolarmente vicino, non per indole, ma per la sua napoletanità che per alcuni aspetti appartiene ai nativi dell’Italia secondaria. Mi ha colpito la puntuale valutazione, pur nella sintesi imposta dal verso, di una Città povera ma bella, di una regina stracciona, come la chiama, che affronta in maniera disinvolta e gioiosa il suo destino severo di miseria e nobiltà.

Mi è sembrato di capire, e credo di non sbagliarmi, che l’esortazione rivolta a Pulcinella a conclusione della poesia, sia rivolta a tutti i napoletani perché colgano nei suoi versi un messaggio di speranza. Questi versi sono irripetibili con parole diverse, perciò, per concludere, li cito perché mi fanno piangere.

Moltiplica i tuoi sogni, Pulcinella
tieni stretta alle corde
la vita,
bevi alla luce,
alla tua realtà infinita.

In somma Raffaella col volumetto Una sprovveduta quotidianità ci ha consegnato una poesia che resta.

Recensione
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