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Wilma Minotti Cerini e suo marito Livio Cerini, visconte di Castegnate, sono diventati carissimi amici in particolare per essere sempre stati amici dell'arte, del mangiarbere con stile e con gusto, della cultura, dell'amicizia, per il piacere per la vita. Pur vissuta la giovinezza a pochi chilometri di distanza, ci siamo conosciuti e frequentati a Milano, a cominciare dall'Accademia italiana della cucina, quindi per nostro conto e con amici comuni, in particolare a Parma. Livio e molto anziano, Wilma ne ha cura come farebbe una mamma, come fa una moglie ancora giovane, senza un attimo di respiro, giorno per giorno, ora per ora. Livio ha ancora momenti di gioia: al pianoforte, al racconto delle sue frequenti scritture di libri di classe eletta sul cibo. Unico conoscitore profondo della cultura di stoccafisso e baccalà, della cucina dei nobili, della cucina delle donne, della cucina vegetariana, della sintonia del cibo con cognac e fini vini... è un piacere leggere quanto ha scritto, che si conserva nelle biblioteche pubbliche e private.
E' incredibile lo spirito con cui Wilma ha reso insolito l'interesse destato dagli intrecci del Jamaica della vita milanese anni 60-70 nei giovani d'oggi e in alcune lettrici della generazione di Paola e Marilena. Hanno scoperto un mondo scomparso: un mondo di franchezza e semplice spontaneità, di fantasia e di amicizia, di amore e di vita, di rispetto e sopportazione non solo tra amici ma tra nuovi compagni, con il coraggio di ricominciare quando si mette storta... Ci vediamo al Jamaica è un amalgama tra fiction e realtà che rende omaggio a un pezzo di storia della cultura italiana degli anni Sessanta. Noto come caffè degli artisti, poiché prossimo a Brera, il Jamaica di mamma Lina e del figlio Elio Mainini fu punto d'incontro di esperienze intellettuali e umane, dove si ritrovavano personaggi già molto noti nel mondo dell'avanguardia pittorica, della scultura, galleristi, sommi poeti, letterati, critici, giornalisti, registi cinematografici, attori e attrici, i fotografi più noti del panorama italiano, bellissime donne e modelle dell'Accademia e tanti altri che si divertivano ad assaporare l'atmosfera di un ambiente libero da pregiudizi ed aperto a tutte le novità artistiche e alle forme di pensiero, dove "ci si sentiva felici perché era plausibile prospettarsi un futuro, senza divisioni di sorta, poiché era l'arte ad unire tutte le estrazioni sociali in un sodalizio di amicizia". I protagonisti del racconto sono molto più di due: uno, un condomino agiato, l'altro, abitante in una casa popolare. Soresiani, un benestante "scapolo in modo assolutamente naturale", si ritrova in pieno agosto in una grande città deserta: Milano. L'intreccio è semplicemente avvincente, come lo sono le singole storie, la maggior parte riprese dal vero, con una capacità di trasmettere una voglia di partecipazione del lettore che non mi aspettavo. Io personalmente potrei testimoniare gli scenari rifacendo storie parallele che si svolgevano personalizzate al "la Parete, da Pino", a ridosso della city. Botti nelle cantine, bottiglie al piano terra, pittori e scultori al tavolo, con le loro creature che si affacciavano negli schizzi su ogni tipo di superficie. Vari tra questi artisti frequentavano i due punti d'incontro, anche per suddividere il credito... I milanesi della borghesia ci andavano a giocare a scopa o a appagare direttamente le piccole escursioni di pensieri intellettuali... dibattuti al bicchiere! La mia frequentazione era 9: 1, uno al Jamaica, 9 da Pino. Per comodità di percorso e parcheggio... e poi di amicizie, vere, d'artista, per il tempo che duravano... Marilena e scrittrice, giornalista, autrice di alcuni libri sulla sua famiglia, sulla città, la popolazione ed il suo territorio. Scrive giornalmente di cronaca anche con passione sportiva e con grinta di intervistatrice di personaggi del mondo economico. Paola scrive spontaneamente con ottima capacità di comunicazione su temi di piacere, di pensiero, di viaggi, d'emozioni. Intima e confidenziale, ma anche sostenuta da una formazione scientificamente valida, culturalmente matura. E' mio convincimento che apprezzeranno il tempo dedicato alla lettura degli incontri "al Jamaica". La loro riflessione potrà, con la mia, essere resa accessibile al link, perché Wilma si merita che i miei amici e le mie amiche le esprimano i loro sentimenti con sincerità. Le sarà di tanto sollievo in questo periodo di transizione tra la vita di coppia e la solitudine postuma, a cui nessuno riesce a sottrarsi. Con questo auguro a tutte tre un felice 2011, rispondente alle aspettative della vostra età e della vostra condizione. Spero di sopravvivere ancora, vorrei imparare sempre di più a conoscere l'animo femminile, ma anche quello dell'uomo, sempre che sia possibile per le capacita umane. Vi auguro una felice convivenza con voi stesse, con i vostri amici, con l'amore e con i desideri che vi possano rendere contente di essere! |
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