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Proiezioni temporali sul quadrante della vita

Un'etica interpersonale manichea che fronteggia la vita secondo una visione sincronica ed energetico-spirituale si disvela dal libercolo di Francesco Capaldo al suo esordio con Narciso (Edizioni dell'lppogrifo) un testo narrativo affascinante che gli è valso l'inserimento nella Collana `I Narratori'. Dalle intense e brevi pagine del libricino trasuda una prosa gnomica che procede per illuminazioni a tagliola che sposano una notevole capacità narrativa, per cui a tratti compare lo scrittore a ispezionare la scena, e in un monologo interiore fuoriescono le ragioni, la verità, il riferimento, Dio, il significato, estranei alla voce narrante, ma che in sostanza è lo scoprire che nel finito si trova l'infinito. Una 'imagerie' ecofenomenologica delle emozioni, forte di substrato etico-estetico si riflette dagli episodi e che fa lapalissianamente rifulgere la ctonia convinzione che esistono due divinità, due principi che sono incompatibili, il dualismo in lotta perenne del male e del bene, del giorno e della notte, del corpo e dello spirito, ed esiste pure una verità inconfessabile nell'imo più profondo, il `Fatum' spirituale di ogni uomo, che vuole salvare la propria passione perché ama teneramente la sventura che essa reca, Amore e sventura, l'avere eroico assoluto, sentito, quindi, come cataclisma dell'anima 'persecutorio', l'intessere piccoli teatri della favola d'amore ma anche tenero amore filiale; ma è altresì desumibile un sentimento di assoluta pienezza esistenziale, un'appassionarsi ed un tendere verso qualcosa che si desidera in pienezza di vita, con la totalità di sé stessi.

Si tratta forse, per l'autore, di quel qualcosa che sollecita, in chi la prova, un'energia dirompente e una rivelazione spirituale, seducente e magica, per cui ne consegue che la vita è come guidata da forze inspiegabili e qualità sconosciute, il vissuto esperenziale provoca una sensazione di mistero ed eccitazione di fronte all'imponderabile, è un 'agirsi' che fa partire per la conquista di una donna amata o avventurarsi per il mondo come un giovane che si stupisce e si domanda: "e dopo?", votandosi alla continua ricerca di senso, per ritornare poi in condizione senile nei luoghi delle radici, come uno spettro non placato, spesso in riva al mare, camminando sulla battigia spinto dal dolce richiamo di questa madre antica, come il vecchio marinaio vinto da una disarmante stanchezza, ed è appunto la stanchezza, di goethiana reminescenza, un ponte silenzioso che conduce dalla riva della vita alla riva della morte. Già nell'incipit lo scrittore esordisce con l'apoftegma "...Ed ho cercato l'Assoluto nel contingente" e nei successivi "...E' vivendo che s'impara a vivere", seguito dall'ultimo "Hora fugit", che per antonomasia risponde all'ermeneutica della caducità delle cose umane, il `Cotidie morimur' di senecana memoria, ed è una girandola di proiezioni/meditazioni da cui si evince che nell'abbandonandosi al flusso delle coincidenze della vita di ogni giorno, l'uomo è alla ricerca senza fine di un significato più profondo che lo porti al compimento del proprio destino.

La narrazione delle vicende parte da un incontro casuale, da dati segni apparentemente slegati, da una fotograafia che riappare all'improvviso e che giace da tempo immemorabile in una cassetta di sicurezza della memoria e che effetto elastico, di calamita, fa ritornare a galla ricordi dolorosi. Quella di Capaldo è una scrittura `cosmopoietica' che rivela l'intrascendibilità della natura, la natura come 'ens sacra homini', con le sue voci misteriose, una letteratura di geopoetica, che porta lo scrittore a far esistere nei protagonisti delle storie la coscienza di paesaggio, e il risalire le storie dello stesso e l'inoltrarsi fisicamente nelle vie naturali di questi, fa sì che questi riescano a visualizzarle interiormente come gusci sul loro non-schermo interiore, in una visione-realizzazione, che è in sostanza la risorsa contemplativa che permane e fa durare il dopo excessus mentis di fronte alla bellezza del creato. L'assunto fondamentale, l'elemento chiave che più chiaramente emerge dal libercolo si restringe attorno alla concezione temporale, il quadrante del tempo, ovvero l'andare incontro alla 'Vita', che rappresenta la trade-únion dei nove episodi/racconti, finemente intessuti nella trama con un crescendo d'intensità e che si risolvono solo nelle densissime pagine finali.

Recensione
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