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La poesia di Michele
Martinelli attinge al sacro e rintraccia negli umani percorsi, quel senso di
eternità che giustifica la pena e il dolore, in vista d'un orizzonte luminoso
che, oltre la vita, e i sogni della vita, non potrà mancare a tutti coloro che
si pongono in ascolto della parola evangelica e che sperimentano la sofferenza
nel solco della Fede.
La capacità di proiettare le forme della nostra civiltà
occidentale in un'esistenza battuta dalle vibrazioni del vangelo, dalla sapienza
dei testi profetici, di dare al presente significati che lo trascendono, certo,
è anche dono della poesia. La spiritualità s'intreccia strettamente al farsi
della vita, alle vicende che appaiono inspiegabili, nella loro dimensione che ci
trascende e ci travolge. La spiegazione dell'inquietudine umana, del male e del
dolore, del sacrificio e della morte è tutta nell'accettazione illuminata del
segreto di Dio. "La preghiera è la mia fede.| La fede è preghiera di
adorazione! | E' preghiera di pentimento! | E' preghiera di domanda | La
preghiera è la mia fede." (La mia fede).
Tale è il sentimento con cui si volge alla natura, al
paesaggio, al rapporto con gli uomini, al passato, al paese natio: "I silenzi
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della Lucania | sono grandi | eterei | salutari. | ...ma struggenti | nell'ardente
desiderio | dell'infinito silenzio: Dio". (L'infinito silenzio: Dio). In un'ottica del soprannaturale, questa poesia tocca le
antiche e sempre nuove corde del mistero. Ma mistero è la stessa musica, il
ritmo della scrittura.
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Recensione |
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