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Il sottotitolo di quest'opera riguarda una "Commedia
sacramentale in due Atti" illustrata, in copertina dall'immagine di una
"Vampiress after a meal" (particolare), Chatway Photo Gallery- Miscellaneous
Photos e, in quarta, la chiave dell'enigma che vi sarebbe implicito, nella
dichiarazione spregiudicata, laddove si segnala quanto segue: "Io sono la
signora per eccellenza: madre, sorella, amica di tutti gli esseri viventi,
umani e non. Io non ho un nome. Sono abituata a sentirmi chiamare "La nera
signora". Ma è un nome questo ! Come si volesse appioppare ad Arlecchino un
nome del tipo "Il signor millecolori" oppure, che ne so. "Il signor arcobaleno.
Mah ! Chiamatemi Madama Etrom. Nel contrario del mio nome troverete la soluzione
alla mia identità".
Ed il suo grido aggressivo e raccapricciante è: "LA MORTE,
MORTE, MORTE- EEE". E' una figura antropomorfa, nient'affato distinguibile dal
lato sessuale, se sia maschio o femmina. Si desume dal tono della voce che si
tratta di una femmina. Regge a mo' di scettro, un falcione, anch'esso scuro.
Analogamente, i piedi, le mani, sono completamente coperti dal manto. Tuttavia
dalle maniche spuntano cinque lunghissimi artigli. E parla con voce
d'oltretomba. La sua introduzione al regno dell'orrore impegna circa quattro
pagine, nella Prima Scena. E così via. L'autore, Emilio Diedo, assai noto nel
mondo specialistico della scrittura e della critica relativa, vincitore di vari
Premi letterari, autore di numerose sillogi poetiche e di alcuni romanzi che,
qui, non stiamo ad elencare, accede, stavolta, ad un lavoro drammatico, in due
Atti, suddivisi entrambi in diverse scene che vedono, nei personaggi principali, Madama Etrom, l'angelo custode di Lucia, Lucia, Angelo figlio di Lucia, Marco
amico di Angelo, Antonio, amico intimo di Marco ed amico di Angelo; quindi, un
uomo al cimitero, un prete, fanciulli all'orfanotrofio. Non mancano le Comparse,
quali il padre di Antonio, i genitori di Marco, gli astanti al luogo sacro,
altri bambini all'orfanotrofio.
Egli immette direttamente sulla scena e nel
dramma, personaggi che, come s'è visto, rientrano nella tematica classica del
genere, nel mondo dell'orrore e della perdizione. Alla Scena Sesta dell'Atto
Secondo, il clima non è mutato. L'autore riesce a portare avanti con estrema
coerenza e logica teatrale, questo dramma sulfureo che, come tutta la
drammaturgia "noir" che si rispetti, apre, alla fine della peripezia, alla luce
della Fede e del riscatto. Alla Scena Settima, Madama Etrom, perdente, entra in
campo a mani vuote. E' scomparsa la falce. La redenzione è vicina. E sul
palcoscenico appare l'Angelo. Il quale, ringraziato il Signore per il bene
ricevuto, dichiara la sconfitta della Signora Etrom perché "La morte, il male,
il dolore non hanno potere sulle decisioni di Dio. E' lui l'unica entità che,
sola, governa il mondo... Egli, lo sappiamo benissimo, è l'Onnipotente".E ,
infine, "dove c'è la vita c'è la morte. Inevitabilmente!" Ricorderemo questo
vivacissimo e convincente lavoro teatrale di Emilio Diedo per la forza artistica
e morale che ne domina interamente un quadro d'azione brillante, incisivo,
modernissimo e degno di attenzione.
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Recensione |
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