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Franco Orlandini, questa volta, si presenta ai lettori
con una raccolta abbastanza variegata, di prose che abbracciano liberamente il
campo della fantasia, della fantasticheria, della realtà vissuta, quanto brani
di critica letteraria che rispecchiano le sue impressioni a proposito di opere
notissime di poesia, di prosa, ed anche di pensieri, idee, riflessioni, in cui
l'autore riflette le sue simpatie, preferenze. Ne emerge una serie di pagine
quasi diaristiche, quasi in parallelo con le vedute dei grandi autori in
questione,che riguardano un panorama di percorsi, come quelli da "Verdi giorni"
in cui parla della natura e dei suoi anni giovani, muovendo da alcuni versi di
Camillo Sbarbaro, a "I poeti e i fiori", in cui fa cenno a riferimenti
dannunziani, a "I poeti e le farfalle" dove richiama l'opera di Riccardo
Bacchelli, Umberto Saba, Diego Valeri, Alfonso Gatto, a "l poeti e la casa
dell'infanzia", ove tra le righe rammemora Vittorio Betteloni, Giovanni
Marrani, Arturo Onofri. Tratta anche de "I poeti e gli uccelli della primavera
", ricordando Salvatore Quasimodo, Virgilio Giotti, Umberto Saba, Giovanni
Pascoli, Francesco Pastonchi. intorno a "I poeti e l'estate, ricordando Eugenio
Montale e il D'Annunzio de l' "Alcione".
In sostanza, si tratta di una rapida galleria di cenni
diversi, quasi pretesti per riproporre, in queste pagine, un sintetico memoriale
degli autori e dei poeti che gli sono più congeniali, in rapporto alle
impressioni ed ai sentimenti della sua gioventù. Quindi, limitandoci a
segnalare i titoli maggiori che seguono, ritroviamo dei cenni che riguardano,
ancora, "Giovanni Pascoli e la sua sera", le "Divagazioni d'Autunno", le
notazioni "Sui colli", "In Montagna", "I poeti e i monti", " I poeti e
l'inverno", "Mare", "I poeti e il mare", in un'inquadratura, senz'altro
aggiungere alla visione letteraria corrente di ciascuno degli autori itati,
tuttavia mostrandoli in piccoli medaglioni di personali riferimenti, sulla
tracci della nostra maggiore Storia letteraria.
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Recensione |
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