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Danilo Mandolini, è nato ad Osimo
(Ancona) dove vive, nel 1965. Presenta al suo attivo la raccolta di versi intitolata
Diario di bagagli e di parole (1993) e altre poesie definite A guardia del
non ritorno (1994) nella collana "Alhabor" della rivista Keraunia. Collabora,
inoltre, a varie testate italiane di letteratura. In queste pagine dichiara la
sua poetica in antefatto, in "Greeting" dedicata a se stesso, dove conclude:
"... in cecità ed ombre | poter volgere fantasie | è per te | come riscrivere un
verso.".
Il giovanissimo autore scrosta con mani delicate dal collage assurdo
dell'esperienza del giorno e della notte e del ripetersi delle stagioni, il
significato dell'esistere, solleva in trasparenza le piccole gemme e i frammenti
di misteriosi moti del cuore, il brivido della vicinanza e dell'assenza, i
turbamenti che sembrano immotivati e che nelle curve e nelle svolte dei giorni
rendono il colore e l'essenza dei sentimenti, dei ricordi, d'un passato
irripetibile e lontano. L'originalità della sua poesia consiste nella freschezza
del sentire, nell'apertura della sensibilità al ventaglio del possibile, del
futuro che urge, sconvolgente e temuto, sulla pelle, nell'avvertimento lieve che
nasce dalle cose, dagli incontri, dalla cronaca quotidiana. Intanto, elabora nel
verso che si fa carico di illuminazioni e di immagini e di gentili elaborazioni
di simboli e metafore subito convertite in linguaggio rasserenante, una sua
visione della vita che concede poco al risvolto dell'ottimismo e della
leggerezza. Valga, per questo, la lirica seguente: "Le risposte che non abbiamo
| così come tutte le cose che possediamo, | cingono quest'aria che è silenzio |
ed il segno di un passaggio è chiuso | sotto un arco di rami | che non ricorda
di sé. | Le domande sono dietro le nuvole..." (pag. 29).
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Recensione |
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