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Foglie
La nuova casa
editrice Balda Editore si affaccia sul mondo dell’editoria con questo intenso e
felice libro di poesia, Foglie, di Mariagrazia Carraroli, con
postfazione a cura di Sandro Angelucci. La veste, elegantemente sobria, si
presenta al lettore in modo impeccabile e il testo è arricchito da preziose
immagini – variazioni pittoriche sul tema del titolo – di Luciano Ricci,
consorte di Mariagrazia, che spesso ha contribuito ad illustrare con pitture,
fotografie ed elaborazioni grafiche i testi poetici della moglie.
«Così, a te che leggi, vorrei consigliare di leggere
queste pagine, come fossero foglie di un albero che si incontra, si guarda,
magari si ammira, con la consapevolezza, però, che la forza, la bellezza, il
ristoro e il dono vengono dalle radici che non si vedono, dal loro lavoro
profondo, sotterraneo, capace di far circolare il nutrimento in superficie» si
legge nel risvolto di copertina del libro. Con questo spirito ho cercato di
avvicinare i testi e di lasciarmi affascinare, come l’autrice, dalle mille
sfumature di verde degli alberi e, come lei, di ascoltare la voce dei respiri e
dei voli che si colgono tra i
rami.
Occorrono tuttavia orecchi, organi particolari, come le invisibili
antenne della sensibile anima di Mariagrazia, per riuscire a percepire e
comunicare il suono di questi verdi, il silenzio dei boschi, l’esplosione dei
fiori e dei frutti tra le foglie.
Quando avviene il miracolo del sentirsi in
contatto con la Natura e si avverte l’inscindibile unione che esiste tra questa
e l’uomo, la Poesia diventa un canto inevitabile: «Lasciami liberare parole /
strette dall’elastico del tempo […] Lasciami liberare voci / che dicano silenzi
da toccare // che smuovano l’effimero / dal campo dorato del non
detto».
Un rifugio dell’Appennino tosco-emiliano, Carpineta, dove l’autrice, circondata
dal verde dei boschi, ha trascorso con Luciano molte ore felici, ma anche alcuni
centri vicini, come Poranceto e Berceda, sono i luoghi magici che hanno ispirato
queste pagine; pagine, come lei sottolinea, che ci vengono incontro come
fogli/foglie.
Mi
vengono in mente altri alberi cui in altre opere l’autrice ha dato voce. Nel
poemetto Mai più (Florence Art Edizioni, 2008), mentre si rievoca
l’atroce strage di S.Anna di Stazzema, sono gli alberi i primi protagonisti, le
voci che sussurrano al lettore le terribili verità di cui furono testimoni,
suggellando con la Poesia l’incancellabile orrore del
crimine. In
Foglie il tono è più pacato, intriso della bellezza della natura seppure
venato di malinconia per gli inevitabili accadimenti tristi dell’esistenza, ma
gli alberi, con le loro mutevoli e multicolori foglie, restano i protagonisti e
la loro voce sovrasta le altre.
Le liriche sono modulate nello stile fluido ed elegante che
caratterizza la poesia di Mariagrazia.
La versificazione si avvale di un
linguaggio colloquiale e raffinato, di una metrica che alterna versi brevissimi
e armoniosi a più distesi settenari, ottonari, endecasillabi, talvolta
orchestrati come strutture musicali. Anche l’uso sapiente di anafore e il tocco
giocoso di qualche bisticcio di parole (Les filles mortes,
fogli/foglie, more di sangue / sangue d’amore… ) sono elementi che
contribuiscono a costituire la trama di questa poesia, favorendo il dialogo
ininterrotto con il pensiero, le riflessioni, le memorie, gli incanti
dell’autrice. Come rileva Sandro Angelucci, in realtà si tratta di un dialogo a
tre: con l’Autrice, con la Natura, con la Poesia. Un dialogo che cattura e
coinvolge anche il lettore.
Ogni albero, con il suo
“chiacchiericcio di colori” dovrebbe essere per tutti un dono, a tutti dovrebbe
apparire una meraviglia ogni foglia, con la sua capacità di germogliare,
tingersi di ogni sfumatura di verde, adattarsi alle diverse stagioni,
ingiallire, arrossarsi, ripiegarsi bruciacchiata sulle venature, cadere, nutrire
il terreno, dare vita a nuove foglie: «la nudità dei rami / attendendo / dopo il
trascolorare / delle foglie / per silenziose / all’eterno giro offrirle / della
trasmutazione». L’eterno cerchio della vita. Un po’come
nelle nostre esistenze: «Noi / come foglia // in bilico tra orfanezza di ramo /
e fiducioso abbraccio / di radice». La sotterranea, nascosta radice, che può
darci la forza, la bellezza, il ristoro e può far circolare il nutrimento in
superficie.
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Recensione |
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