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Neraneve e i sette cani / Il Centauro malato – Poesie 1998‑2010
Gradiva
International Journal of Italian Poetry
Neraneve e i sette cani
è il significativo titolo di un lungo poemetto di Brina Maurer, nom de plume
di Claudia Manuela Turco, una sorta di diario in versi che, con tocchi intensi
dall’accento fiabesco, ci racconta la storia della sua vita dalla nascita alla
maturità. Un itinerario non facile, filtrato dal rapporto stabilito, nel corso
del tempo, con gli amatissimi cani, specchio delle sue stesse fragilità e devoti
compagni di ogni suo passo, incertezza o arresto. Il lettore resterà colpito per
l’amore estremo mostrato verso queste creature, unico rifugio d’amore
dell’autrice. Se ne comprende pienamente il senso dopo un’attenta lettura
dell’opera in cui emergono, con toni non di rado drammatici, eventi di un
percorso esistenziale segnato dalla crudeltà e dalla violenza umane.
I versi fluiscono rapidi nel racconto, precisi nei dettagli, sorretti da una
metrica libera e varia che privilegia il verso breve, incisivo, giocando con
spontanea leggerezza con il suono e il senso delle parole. Il linguaggio si
adatta con naturalezza all’impeto della memoria e dei sentimenti ricostruendo
con viva fedeltà squarci di vita mai dimenticati. Ogni sfumatura dell’anima è
sottolineata, incastonata in un’innocenza di fondo che, anche nelle pieghe più
dolorose del ricordo, mantiene uno sguardo limpido, fondamentalmente benevolo
nei confronti di un mondo da cui l’autrice si sente rifiutata. Si tratta di una
poesia semplice e complessa al contempo, dettata con urgenza da un’anima dolce e
ipersensibile, lanciata in un discorso narrativo autobiografico teso ad una
verità ancora sfuggente. La raccolta mi ha richiamato alla mente alcune pagine
del bel romanzo in versi La camera da letto di Attilio Bertolucci – a suo
tempo, valido modello alternativo alla poesia “pura” o “ermetica” del Novecento
– soprattutto in quei punti dove l’autore si scontra con le sue incertezze, le
sue ansiose esperienze di ragazzo. Due viaggi in versi che, seppure segnati da
inevitabili diverse peculiarità, hanno mantenuto intatte paure, ossessioni ed
estasi.
Neraneve, primo personaggio protagonista del poemetto, necessario transfert
dei sentimenti e delle emozioni che l’autrice ha vissuto in passato, si muove
investita dalla forza salvifica della parola poetica. Sarà questo personaggio
per metà fiabesco e per metà reale, ma interamente votato all’Arte, a ricondurre
gradatamente Claudia Manuela a quell’armonia da sempre anelata e mai trovata.
«Solo il profumo della poesia / in pittura, / riuscirà a riconciliarla / con se
stessa. / Con il suo corpo». E saranno i cani, teneri simboli di un amore che
tutto dà e nulla chiede in cambio, a offrirle il modello dell’amore più puro,
capace perfino di spingerla a tentativi di riconciliazione con i demoni del
passato: «- Glenn e Neraneve / insieme si sentivano così fortunati / da non poter
evitare di essere generosi -». Lentamente l’autrice prende coscienza che «Il
male fatto / duole più del ricevuto», «che l’amore è conoscenza / e presenza:
/ se
c’è è assoluto / e rispetta la democrazia delle anime / e ogni forma di vita».
Forte di questa nuova consapevolezza, rifiuta con decisione ogni ipocrisia e
conformismo. Con i cani si sente «finalmente libera, / libera di esprimersi, / e
mai sola». Come afferma Luigi Fontanella nell’Introduzione al libro, al termine
della lettura, si ha veramente l’impressione che l’autrice, approdando in questa
nuova e ideale dimensione, abbia catarticamente ritrovato e riscattato se
stessa.
A questa importante silloge ha fatto seguito il recentissimo volume Il
Centauro malato – Poesie 1998‑2010, che raccoglie la quasi totalità
dell’opera poetica dell’autrice, raggruppando selezionate raccolte edite e
inedite, spaziando su un più vasto territorio di ispirazione, e che delinea con
ancor maggiore precisione l’immagine dell’autrice e del suo percorso poetico. I
versi, con il loro accento intenso e vagamente surreale, mantengono la stessa
fluida cadenza narrativa di Neraneve e i sette cani anche se l’orizzonte
poetico è più ampio e frammentato. Tuttavia il significato profondo di questa
poesia, come una nota in quarta di copertina conferma, non muta: «Il percorso
delineato dalla poetessa suggella il trionfo della bellezza sul dolore, a fronte
di un’intera vita dedicata con passione allo studio e ai cani, i quali, più di
ogni altro e fin dai suoi primi passi, hanno saputo instillarle l’amore profondo
per la poesia, poiché Nel cuore dei cani / alberga l’anima di poeti estinti».
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Recensione |
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