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La presenza del Daimon, un segno
di salvazione.
Poesia d'incantamento
Autore
siciliano raffinato, Filippo Giordano si presenta con questa silloge
impreziosita da “incantamenti stilistici”, per farci conoscere un suo
particolare cosmo musicale corredato da ballate zagialesche, ditirambi, lai e
“beltà poetiche”. Stilemi, morfemi, semantemi si alternano ad altre connotazioni
stilistiche quali possono essere le sinafie e sinalèfe oppure l’impiego costante
del gerundio per sottolineare una “temporalità” dei sentimenti, irreversibile
nella sua spiccata dia cronicità. Poesie di speranza ma anche di profonda e
ardimentosa progressività, fatte di fantasmagorie o fascinazioni naturali dove
gli elementi estetici come il cielo, i fiori, i castelli, le acque, frane,
roveti, diventano pregnanti di “Naturlichkeit”: (da “Il mondo dentro la quiete”)
… quando si amplierà a questa figlia | l’orizzonte a tutto il grande globo |
vorrei che, serena, ricordasse | l’immagine animata vegetale…”.Il liricismo,
positivamente paludato di Giordano, è contrassegnato da metriche interpersonali,
da canti liberi in cerchi di gravità dove la provvisorietà dell’esistenza fa
sempre capo ad una trascendentale fede nello spirito creativo. La presenza del
Daimon è pronta a dare salvazione ma anche a estendere il sentimento verso una
normalità che non ha più per sfondo la “prova ontologica dell’esistenza di Dio”?
E’ poesia calibrata, mai sconsacrata o sacrilega, sempre altamente spirituale
che, però, lega la forma, ma, talvolta, la caratterizza uninominalmente, ad un
Logos in cui il nulla attraverso la poesia si dirada nell’immateriale”: (da
“Dubbio magistrale”) “…Penso, dunque sono minuscolo | granello di sabbia
nell’immensità, | sale che le meningi spreme | sul caos e sulle forme del
Signore”. Immagini della memoria si susseguono penetrando l’obiettivo –
psiche, sussumendo figurazioni imperscrutabili, indagando la coscienza e il suo
fluire verso esponenziali fenomenologie. La compulsione “poietica” di Giordano
rappresenta la genesi della sua illuminazione, arricchisce il suo iter, infonde
persistenza e consistenza al suo “mondo mitico”, soprattutto al suo lucreziano
intendere le “monadi” della Natura.
Un volume di notevole “armonia semantica”,
rilevante per la parola, sprigionata dalla sinergia “anima-intelletto” con
dovizia di tonalità. Filippo Giordano ha dimostrato che la “poésie” può essere
qualitativamente apicale.
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Recensione |
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