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Gian Piero Stefanoni, nasce a
Roma nel 1967. laureato in Lettere Moderne ha già pubblicato, nel 1999, la
raccolta In suo corpo vivo, Arlem edizioni di Roma. Suoi testi poetici sono
stati pubblicati su varie riviste. Qualche giorno fa, in libreria, con gioia e
stupore, tra gli scaffali risaltava il celeste di questo libro della edizioni
Gazebo. Trovarlo in libreria a Roma è cosa non banale visto che la casa editrice
è di Firenze e per quanto sia di notevole valore nel panorama della piccola
editoria, non è normalmente distribuito, così tocca all’autore collocare i
propri testi tra gli scaffali all’attenzione dei lettori più attenti. Il testo è
comunque ordinabile direttamente alla casa editrice, il cui sito internet si
trova indicato all’inizio della pagina. Leggendo i primi versi di questa
raccolta poetica si delinea l’idea di essere di fronte ad un poeta di notevole
maturità formale. Si procede nella lettura soltanto mantenendo la concentrazione
che si addice alla più complessa poetica.
Le sue poesie non peccano certo di
immediatezza e anzi sono molto elaborate e lavorate di cesello fin nei minimi particolari, nessuna
parola è lasciata a se stessa, ma tutte incastrate le une alle altre generano
una vera e propria geografia di stile fatta di descrizioni attente di luoghi, di
finalità e motivi delle azioni. Cose e oggetti, nel mondo poetico di Stefanoni,
sembrano assumere realtà e verità dagli attributi che esse possiedono, dai quali
sono scolpite e rese reali, non sembrano avere una realtà oggettiva al di là del
fenomeno, nel senso kantiano, che le manifesta” Il colore placa la figura
| ne
motiva il tratto, domina, l’affanno. || Incalza, nel ritorno caldo del segno
| e
vaga, compiuto, mutato elemento. || Qui ha gioco la bellezza. | Diventa acqua,
circolo, | corrente che all’occhio semina. || Come palla lanciata, come arancia,
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passando, perché deve passare. | Con ali che sappiamo”. Vi è, in questa scrittura, un naturalismo
singolare, insistente, il poeta ha cento occhi ed effettua attente panoramiche
degli spazi che lo circondano” (..) | Così noi variamo e gemiamo || l’uno all’altro
lo stesso specchiare, reali sotto un cielo reale, | in accompagnamento a quel
che pare un lamento || semplicemente solo un segnale, | un’attesa in sommovimento
dal cui dorso cade la pioggia”.
Citazioni poste all’inizio di
alcune poesie esplicitano il percorso e i riferimenti dell’intera raccolta
“Geografia del mattino- e altre poesie”, in particolare è rivelatrice una di
esse composta da tre versi di Andrea Zanzotto:” Forse è tempo di metter gli
occhiali | per diventar familiari | con le distanze e i puntigli del vetro”; ed è
infatti molto puntigliosa la poetica di Stefanoni, rischiando a tratti, di
diventare didascalica, un po’ troppo scientifica, impregnandosi di un verismo
che sacrifica, a mio avviso, in taluni passaggi, scioltezza e rilassatezza
verbale, caratteristiche riconducibili ad una chiara scelta stilistica. E’ un
libro maturo che può piacere o non piacere, ma, al di là del gusto personale, è
sicuramente ottima poesia, in cui il rimando di assonanza tra le parole è ben
calibrato e ne rende piacevole la lettura. Per l’accuratezza della scrittura
consigliamo la lettura di questo libro a coloro i quali pensano che la poesia
sia sentimentalismo ed estemporaneità.
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Recensione |
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